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Letizia 106

“Sento il desiderio crescere, una voglia irrefrenabile di sentirti solo mio. Sono qui, seduta… e non aspetto altro che il suono della tua chiamata per farmi vibrare. Lascia fuori i problemi, lascia fuori il mondo… pensa solo al piacere. Chiama, ora. Ho così tanto da darti. Voglia di trasgressione? La tua fantasia si chiama Letizia. Sei pronto a parlare con me? Ti prometto che non ti annoierai. Se cerchi una voce che ti accenda i sensi… sono qui che ti aspetto..”

Se sei curioso di sapere quando mi puoi trovare in turno clicca QUI

 

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Il piacere della notte

Il piacere della notte

C’è un momento, ogni sera, in cui il silenzio non è più solo silenzio.
Diventa pelle, respiro, attesa.
Fuori le case si spengono, ma io mi accendo.
La mia voce si tende come una corda pronta a vibrare,
in attesa di una nota che ancora non conosco.

Quando il telefono vibra, non è solo una chiamata.
È un impulso.
Un desiderio che trova la sua strada nel buio.
Un respiro che mi cerca, e arriva fino a me.

Le prime parole arrivano sempre lente, come dita che sfiorano senza ancora osare.
C’è chi ride, chi sospira, chi tace un momento prima di cominciare a raccontare.
E allora la mia voce cambia, si fa più calda, più vicina.
Scivola nel filo, tocca la fantasia di chi mi ascolta,
la accende, la accompagna.

Non servono corpi, non ancora.
Basta l’immaginazione.
Basta il ritmo dei respiri che si rincorrono,
il suono della pelle che non c’è ma che entrambi sentiamo.

Ogni parola è un bacio che non trova labbra, ma lascia un segno.
A volte mi chiamano senza dire il nome.
A volte restano in silenzio, e io parlo per entrambi.
Descrivo, invento, accompagno,
fino a creare un letto che esiste solo nella voce.

E quando la linea si spegne, resta un vuoto dolce.
Un silenzio che profuma di pelle e buio.
Io resto sospesa, come se la notte continuasse a respirarmi addosso,
con le dita che sfiorano il microfono come fosse un segreto.

Penso a tutte le voci che ho ascoltato,
ai desideri che mi hanno attraversata.
Perché la notte, quella vera, non dorme mai davvero.
Ascolta.
Sospira.
E gode, piano, con me.

Laura

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Racconti erotici di tradimenti

Racconti erotici di tradimenti – La notte in cui ho perso il controllo

Guardai il mio compagno addormentato accanto a me, e il senso di colpa mi pervase.
Avevo tradito lui — l’unico uomo capace di farmi perdere la testa, l’unico con cui avevo immaginato un futuro.

Avete presente quelle relazioni da sogno? Mille interessi in comune, lo stesso senso dell’umorismo, un sesso appagante, libertà reciproca. Eppure, da qualche tempo, mi sentivo poco desiderata.
Era per lui un periodo lavorativamente stressante, e io l’avevo sempre sostenuto. Ma un “Come sei bella stasera” o un “Quanto ti voglio” mi mancavano da morire. Per me quelle parole sono ossigeno.

Purtroppo, il mio ego aveva fame di attenzioni. All’inizio era solo un bisogno di sentirsi vista, di ricevere qualche complimento… poi è diventato altro. Una necessità di essere desiderata, toccata, guardata come una donna e non solo come un’amica.

Così è iniziata la mia storia erotica di infedeltà, una di quelle avventure extraconiugali necessarie per far scorrere l’adrenalina.
Non cercavo amore, cercavo solo un brivido.

Cedere alla tentazione irrefrenabile

A parte con chi ho già confidenza, ho sempre trovato poco eccitanti le chat e il sexting, in particolare le foto dei membri maschili senza contesto.
Eppure, quello scatto, accompagnato dalla scritta “Questo è l’effetto che mi fai ogni volta che ti vedo”, accese qualcosa in me.

Iniziammo a scriverci, limitandoci a messaggi erotici, finché quella sera lui mi disse di raggiungerlo al bar.
Chiamai il mio uomo per avvisarlo che avrei fatto aperitivo con un’amica e che quindi sarei arrivata a casa tardi.
Odiavo mentire, ma l’avevo ormai fatto. La tentazione era irrefrenabile.

La saracinesca era abbassata. Confusa, stavo per mandargli un messaggio quando lui sbucò dall’ingresso laterale.
Ok, non si trattava di un aperitivo, ma di un incontro a porte chiuse. Ero agitata, pervasa dall’adrenalina.

«Ciao» — gli dissi.
«Ciao… dio, quanto sei bella» — rispose.

Ecco la formula magica che mi serviva.
Misi le mani attorno al suo collo e lo baciai. Lui mi strinse a sé, toccandomi le natiche, e io ne approfittai per saltargli letteralmente in braccio, avvinghiandomi con le gambe alla sua schiena.
Mi fece appoggiare sul bancone del bar, e in quel momento sentii che ogni mio confine stava per cedere a un desiderio incontrollabile, a quel brivido del proibito che mi mancava da troppo tempo.

Sesso nascosto e segreto

Mi aprì le cosce e, dopo avermi sfilato le mutandine, affondò il viso tra le labbra della mia figa. La leccò e baciò e un pensiero volò al mio fidanzato, al modo in cui si concentrava sul mio clitoride, al modo in cui mi faceva venire voglia di avere di più. Ma mi trovavo lì proprio perché mi stava trascurando quindi decisi di cancellarlo momentaneamente dalla mia vita e godermi appieno questo tradimento passionale.

“Sai che ho sempre sognato di farmi sbattere sul bancone di un bar?” Mugugnai mentre lo afferrai per il bavero per farlo raddrizzare. Gli sbottonai i pantaloni e tirai fuori la sua erezione. Sputai sul palmo della mano e lo segai vigorosamente limitandomi a guardarlo negli occhi. Volevo portarlo al limite, volevo che mi prendesse con forza e fu proprio così.

Mi fece girare e piegare sulla lastra di marmo freddo. Mi ficcò dentro due dita e, dopo averle fatte muovere su e giù tre o quattro volte, le sostituì con il suo uccello. “Cazzo, mi fai diventare matto, mi fai uscire di testa” “fammi sentire quanto mi vuoi, scopami, dio si, scopami così”. I gemiti erano tramutati in urla di piacere ma ora volevo io le redini di questo intenso sesso nascosto.

Lo invitai a sedersi su una delle sedie, chissà chi si sarebbe poi accomodato per bere un caffè ignaro di tutto. Mi accomodai sul suo membro e, dopo aver sollevato la maglietta per farmi succhiare i capezzoli, lo cavalcai fino a venire. L’orgasmo fu così intenso che mi dovetti fermare qualche secondo per riprendere fiato. Ah, cazzo, quanto mi era mancato trombare.

La lucidità però stava tornando ad impossessarsi di me, finire così Non mi sembrava carino, perciò mi accucciai, strinsi il suo pene tra le tette e sborrò grazie alla mia infallibile spagnola.

Andai in bagno per ripulirmi e ricompormi e dopo averlo salutato, quasi timidamente, lo ringraziai e tornai a casa ma… Ops! Che sbadata, dimenticai La le mutandine e il giorno dopo tornai a prenderlo, no, volevo dire prenderle.

Hai mai desiderato scoprire cosa si prova in una scappatella proibita? Parla con una delle nostre ragazze e lascia che la tua fantasia prenda vita.

Volpina

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Hentai: dove tutto è possibile

Hentai: dove tutto è possibile

Nel mondo dell’erotismo visivo, poche forme d’arte riescono a fondere fantasia, desiderio e simbolismo come gli hentai. Nati in Giappone, ma ormai diffusi ovunque, rappresentano un linguaggio a parte, uno spazio dove le regole del reale vengono sospese e la mente può esplorare ciò che nella vita quotidiana resta inespresso. Guardare un hentai non è solo assistere a una scena erotica: significa entrare in una narrazione fatta di corpi disegnati, sguardi, trasformazioni e rituali che trascendono il semplice atto sessuale. È l’erotismo dell’immaginazione pura, dove ogni limite fisico diventa pretesto per creare una nuova forma di piacere.

Che cosa sono gli hentai

Il termine hentai (変態) in giapponese significa letteralmente “trasformazione” o “anormalità”. Nella cultura nipponica, però, non è sinonimo automatico di pornografia: indica piuttosto una deviazione dalla norma, un modo di esprimere l’eros in modo inusuale o fantastico. In Occidente, invece, il termine si è evoluto fino a designare anime e manga a contenuto erotico o sessuale esplicito, spesso caratterizzati da trame intricate, personaggi magnetici e scenari che oscillano tra il romantico e l’estremo.

Le prime forme di erotismo disegnato risalgono al periodo Edo (1603–1868), quando nacquero gli shunga, stampe artistiche raffiguranti amanti, sogni e desideri proibiti. Quelle immagini, destinate a un pubblico colto, erano già un inno alla libertà sessuale e alla fantasia. Gli hentai moderni ne sono gli eredi digitali: la carta è diventata schermo, ma la poetica del desiderio rimane intatta. Oggi esistono sottogeneri di ogni tipo: ecchi, con toni più ironici e sensuali che espliciti; yaoi e yuri, che esplorano l’amore omosessuale con sensibilità estetica e narrativa; tentacle, futanari, fantasy e molti altri che riflettono la voglia di oltrepassare ogni convenzione corporea. In ciascuno, l’obiettivo è sempre lo stesso: dare forma a una dimensione erotica illimitata, dove l’immaginazione è sovrana.

Perché piacciono tanto

Il successo mondiale degli hentai nasce da un equilibrio perfetto tra evasione e identificazione. Da un lato offrono libertà: nessuna censura morale, nessun corpo reale da giudicare, nessun confine tra lecito e illecito. Dall’altro, rispecchiano emozioni umane universali, il desiderio, la curiosità, la paura, l’amore, la solitudine, trasformandole in immagini che parlano direttamente all’inconscio. La società giapponese, tradizionalmente riservata sul tema della sessualità, ha sviluppato l’erotismo disegnato come valvola culturale, un modo per esprimere fantasie senza infrangere l’etichetta sociale. In Occidente, invece, gli hentai hanno conquistato il pubblico grazie alla loro forza visiva e simbolica: la possibilità di vivere esperienze sensoriali e mentali fuori dalla realtà, ma in modo esteticamente curato.

Le piattaforme di streaming e i social hanno poi amplificato la diffusione del genere, rendendo gli hentai parte integrante della cultura pop globale. Oggi ispirano artisti digitali, illustratori e persino designer di moda, a conferma che l’erotismo, quando è arte, può trasformarsi in linguaggio universale.

Ciò che rende gli hentai così affascinanti è la loro assoluta libertà narrativa: un luogo dove la fantasia non chiede permesso, dove i desideri possono prendere qualsiasi forma. Ed è proprio questa filosofia che li avvicina alla linea erotica: un erotismo curioso, che non si ferma all’apparenza ma esplora il significato dei gesti, dei simboli e delle fantasie.

Tra realtà e fantasia

Come negli hentai, anche nella chiamata erotica la chiave non è l’atto, ma l’immaginazione che lo precede. Entrambi parlano di libertà, di possibilità infinite, di mondi interiori che si rivelano attraverso il desiderio. Perché, che sia disegnato o vissuto, l’erotismo resta un linguaggio per raccontare chi siamo quando smettiamo di fingere di essere “normali”.

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Dolcetto o Scherzetto?

Dolcetto o Scherzetto?

Amelia si guardò allo specchio ancora una volta. Il vestito da strega era proprio come lo aveva immaginato: corto, aderente, con il pizzo nero che le sfiorava la pelle, le tette strizzate in un corpetto adatto alla serata (da urlo!).
Avevano concordato tutto lei e il suo Davide: lei, la strega; lui, il diavolo. Una coppia perfetta per la loro serata di Halloween.
Le candele sparse nella stanza proiettavano ombre danzanti, ed Amelia osservò soddisfatta l’effetto dell’allestimento: era riuscita a conferire all’ambiente un’atmosfera oscura e sensuale, perfetta per rendere la serata un po’ più vivace. Passò lentamente un dito sulle labbra, come per assicurarsi che il rossetto fosse ancora intatto, quando un brivido le attraversò la schiena.
Il campanello suonò.
Amelia si voltò verso la porta, sorpresa. “Così presto?” mormorò tra sé, sistemando in fretta una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Si avvicinò e aprì, il sorriso già pronto sulle labbra.
Alla porta, una figura alta e vestita di nero, un mantello lungo che copriva quasi tutto il corpo, una maschera da vampiro a celare il volto, e una rosa rossa stretta tra le dita.
«Dolcetto o scherzetto?» disse lui avvicinandosi al suo orecchio, con una voce bassa volutamente alterata, come per dare il via al gioco di ruolo.
Amelia sorrise, divertita dalla sua improvvisazione. «Scherzetto», disse, il tono allegro ma con un’ombra di curiosità negli occhi.
«Sei coraggiosa, streghetta», mormorò, con la voce bassa e appena alterata, sfiorando con le dita la spalla nuda.
Prima che lei potesse rispondere, la prese con decisione per i polsi e la fece voltare. Amelia trattenne un sussulto, sorpresa più che spaventata. Sentì le dita di lui che scorrevano lungo la sua schiena, lente, fino a sciogliere la cintura viola che le stringeva la vita.
Per un istante credette che volesse “soltanto” spogliarla, ma quando il tessuto le sfiorò il viso e si tese attorno ai suoi occhi, capì che la sua intenzione era un’altra.
In un attimo si fece buio, e quel buio la eccitò più di quanto avrebbe mai ammesso. Il corpo di lui aderì al suo, il respiro caldo, controllato, le lambiva l’orecchio, Amelia vibrò con un’intensità che da tanto non provava. «Meno male che non hai scelto il costume da Freddy Krueger amore, altrimenti mi avresti rovinato il vestito con la mano» disse lei cercando di smorzare la tensione, pensando in che tragedia potesse finire il petting. Lui non fece una piega.
Ogni gesto seguente fu un crescendo silenzioso: le mani di lui che la cercavano con sicurezza, il mantello sfiorava le sue cosce nude; il suo odore aveva un fascino quasi ipnotico, condito dal gioco che, in quella notte di maschere, sembrava rivelare un lato inaspettato del loro desiderio.
Amelia si abbandonò a quel contatto, al ritmo lento e deciso dei movimenti dei loro corpi, l’uno contro l’altro. Afferrò le sue mani per condurlo in camera da letto, ma fu lui a prenderla in braccio, le mani ben aperte sulle rotondità del culo di Amelia; l’appoggiò al muro, vicino alla soglia dalla camera da letto dove di lì a poco avrebbero consumato la voglia di aversi; tuffò il viso tra i seni di lei accarezzando quelle gambe sensuali con le sue possenti mani. Baciò, leccò e morse tutto ciò che poteva ma non si saziò.
La portò in camera gemente, pulsante, la adagiò e si spalmò su di lei. Il corpetto ormai non tratteneva più il seno, ma era nascosto tra le cosce di Amelia il dolce nettare di cui voleva cibarsi.
Lei, gemendo, lo nutrì, abbondantemente e lui, di lì a poco, la ringraziò una prima volta appagando la sua sete di sborra calda. Il rossetto di Amelia era ormai un ricordo sfumato sul cazzo turgido di lui e la passione di entrambi, non spenta, spinse la giovane streghetta a cavalcioni per godere ancora e ancora. Lo prese lentamente, ondeggiando, divertita al pensiero di cosa avessero risvegliato una dozzina di candele e una benda sugli occhi.
Le candele vacillarono, le fiamme proiettarono sagome distorte sulle pareti, e il resto si confuse in respiri, carezze e… Il campanello! Amelia si voltò istintivamente verso la porta, il cuore che batteva forte e i due capi del nastro viola che le pendevano ancora sui capelli. Rimase immobile per un istante, il respiro ancora affannato, il corpo caldo e la sua figa pulsante.
«Sul più bello…» mormorò, infastidita ma anche divertita ancora a cavallo del suo “bastone”. «Resta così», disse chinando il capo parlando al cazzo ancora duro che stava tornando alla luce scintillante dei suoi umori e, scavallando, mentre lui girava il viso verso la finestra a guardare la luna, Amelia scese dal letto togliendo la benda.
Ancora sorridente e un po’ arruffata, si avvicinò alla porta di casa.
«Chi è?» chiese, cercando di rimettersi in ordine.
Dall’altra parte, una voce allegra e familiare rispose: «Dolcetto o scherzetto?»
Amelia si bloccò. Quella voce la conosceva troppo bene.
Con un’espressione perplessa e un nodo allo stomaco, aprì la porta.
Davanti a lei, con il costume da diavolo che aveva scelto per la serata, c’era il suo ragazzo.
«Scusa il ritardo, amore. Ho fatto tardi a prendere il vino…ma wow, sei incredibile!» disse, senza notare il suo sguardo smarrito.
Amelia non rispose. Sentì solo il sangue pulsarle alle tempie. Poi, di colpo, corse in camera, dove il profumo delle candele e del sesso appena consumato aleggiava nell’aria. Il letto era vuoto ma alzando lo sguardo verso la finestra vide il mantello nero che svolazzava saltandovi dentro.
Rimase immobile per un secondo, poi si precipitò e si affacciò.
L’uomo correva già nel giardino, la maschera appena poggiata sul volto.
«Ehi!» gli gridò.
Lui si voltò appena, il sorriso che si intravedeva sotto la maschera.
«Grazie per il dolcetto», disse, prima di sparire nell’ombra.
Amelia restò a guardare nel vuoto per un lungo istante. Poi, con un mezzo sorriso amaro, sussurrò piano:
«…e a te dello scherzetto.»

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Un indumento magico chiamato lingerie

Un indumento magico chiamato lingerie

C’è qualcosa di profondamente misterioso in un capo che nasce con l’unico destino di essere tolto.
La lingerie vive in quel fragile intervallo in cui l’immaginazione si tende verso la realtà, in quell’istante sospeso che separa il desiderio dal gesto. È un linguaggio silenzioso e magnetico, una forma di eloquenza che non ha bisogno di parole, perché parla attraverso la pelle, la postura, il respiro. Non urla mai, preferisce sussurrare, e proprio in quel sussurro si cela il suo potere più grande. È come un segreto che si concede appena, un bagliore fugace che basta a incrinare la concentrazione di chi guarda e a incendiare quella di chi indossa.
La lingerie non nasce per coprire, ma per rivelare con misura, per suggerire più che mostrare. È l’arte del quasi: il bordo di pizzo che si affaccia come un pensiero proibito o la spallina che scivola con una precisione studiata. Il desiderio, in fondo, non si nutre della chiarezza ma dell’attesa, del dettaglio che sfiora e poi si ritrae, lasciando che l’immaginazione compia il resto del viaggio.

Seduzione e consapevolezza

Un filo di pizzo sulla pelle è un incantesimo discreto, un gesto di potere sottile che cambia il modo di muoversi, di respirare, persino di occupare lo spazio. È una promessa fatta senza parole, una complicità che si rinnova a ogni passo. Una giarrettiera non è un semplice accessorio: è un messaggio in codice, un avvertimento gentile, un invito che resta sospeso nell’aria.
C’è chi la indossa per sé, chi per il piacere di uno sguardo, e chi per quello specchio che sa essere, a seconda dei giorni, giudice severo e complice indulgente. Ma alla fine il segreto è lo stesso: basta un profumo che si insinua dietro l’orecchio e un completo di seta che scivola sulla pelle per sentirsi l’epicentro della tentazione. Tutto il resto è solo questione di temperatura, e non sempre corporea.

L’intimo come superpotere

La lingerie è un superpotere invisibile. Nessuno la scorge, ma tutti ne percepiscono la forza. Trasforma il linguaggio del corpo, modula la voce, cambia il modo in cui si chiede un gesto semplice come “mi passi il sale?”, che smette di essere una domanda e diventa un sottotesto. È l’arte sottile di giocare con l’intenzione, di mantenere il controllo mentre si lascia intuire il disordine che cova sotto la superficie.
Un body ben scelto può valere più di mille frasi maldestre, può conquistare senza dichiarare, può promettere senza concedere. Forse la lingerie seduce così tanto perché non si limita a vestire il corpo, ma riveste la fantasia, amplifica il carisma di chi la indossa e ne scrive la storia a fior di pelle. È l’unico capo che continua a funzionare anche quando è già stato tolto. E nel dubbio, vale la pena ricordarlo: si può conquistare il mondo anche in reggicalze, purché lo si faccia con la grazia e la disinvoltura di chi conosce il proprio potere.

Intimo e voce: il gioco del desiderio

Forse è per questo che la lingerie diventa la complice perfetta anche nel sesso telefonico, dove la fantasia si nutre, parola dopo parola, di piccoli dettagli sull’abbigliamento. La protagonista? Già, è quasi sempre lei. In questo gioco fatto di suoni e suggestioni, ogni respiro e ogni accenno assume una sfumatura seducente che cattura l’attenzione.
L’intimo non si mostra, ma si percepisce: un lieve fruscio, un accenno discreto, un ritmo sottile che accompagna il discorso e lascia spazio a ciò che resta nascosto.
La modulazione della voce in questa seduzione a distanza non è mai casuale. È la delicatezza di chi sa avvolgere con le parole e lasciarsi coinvolgere dall’ascolto, la consapevolezza di chi conosce il valore di una pausa e la forza di una frase pronunciata nel momento giusto.
Ora non resta che scoprire come usi il suo “superpotere” la ragazza che ti piace, quella che sa accendere la fantasia e rendere ogni vostra conversazione un gioco di seduzione senza tempo, in uno spazio “intimo” nutrito di condivisione, di mistero, dove il piacere, sovente, sovrasta il limite dell’immaginazione.

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Racconti erotici: la moglie condivisa

Racconti erotici: la moglie condivisa

Mi chiamo Giuseppe, ho quarantacinque anni e da tre anni sono sposato con Beatrice, una donna che ogni giorno riesce ancora a sorprendermi.
Mia moglie è un racconto erotico vivente: ogni suo gesto, ogni sorriso, ogni modo in cui si muove sembra scritto per accendere qualcosa dentro di me.
Da sempre vado fiero della nostra complicità, di quella sintonia profonda che ci permette di desiderarci anche dopo anni, senza che nulla perda intensità.

Eppure, l’esperienza che sto per raccontarvi ha alzato ulteriormente l’asticella.
Da quando la conosco, ho spesso fantasticato sull’idea di giocare con altre persone: un pensiero che tornava, discreto ma costante, come un battito irregolare nascosto sotto la pelle.
Ma tra immaginare e agire c’è quasi sempre un muro — fatto di pudore, paura, convenzioni.
La storia erotica con mia moglie che vi sto per raccontare, quelle barriere le ha demolite completamente.

A cena con mia moglie e lo sconosciuto

A settembre avevamo deciso di concederci una vacanza a Santorini.
Caldo, casette bianche, mare da favola: sembrava il quadro perfetto.
Eppure, a quanto pare, mancava ancora un dettaglio — uno sconosciuto al tavolo accanto, durante la nostra terzultima cena sull’isola.
Non immaginavo che quella sera sarebbe diventata una delle storie erotiche moglie e marito più intense che avrei mai potuto vivere.

Il ristorante si trovava a picco sul mare, con il vento che sapeva di salsedine e faceva ondeggiare le lanterne appese ai pergolati.
Io e mia moglie ci stavamo dividendo un piatto di fritto misto, sorseggiando un drink color ambra, quando lui si avvicinò con un sorriso disarmante.
«Posso offrirvi un altro giro?» chiese, con quell’accento straniero che dava un tono curioso alle parole.

Ci guardammo negli occhi. Fu uno di quei silenzi che contengono già la risposta.
Accettammo.

Si presentò come un uomo in viaggio di lavoro, ma non fu la sua presentazione o il suo aspetto a colpirmi.
Fu il modo in cui guardava Beatrice — come se la stesse leggendo, frase dopo frase.
Ogni volta che parlava sembrava sfiorare la pelle di lei.
Io lo osservavo, e osservavo lei che si lasciava guardare.

All’inizio sentii la gelosia mordere, un riflesso primitivo che brucia nello stomaco.
Ma subito, inspiegabilmente, si trasformò in qualcosa di diverso.
Forse orgoglio, forse eccitazione pura: il piacere di sapere che la mia donna poteva accendere un desiderio così evidente in un altro uomo.
Era come vivere in tempo reale una delle mie fantasie erotiche di mia moglie, ma con lei davanti a me, in carne ed ossa e più bella che mai.

Il tempo sembrava dilatarsi.
Le mani si sfioravano sopra il tavolo con disinvoltura, mentre il mare diventava nero come il cielo.

Quando arrivò l’ultimo bicchiere, Beatrice mise la mano sopra la mia.
Non servì parlare.
Lo invitammo a seguirci in camera senza neanche accorgercene.

Nel corridoio dell’hotel, il silenzio aveva un peso diverso.
L’eco dei nostri passi sembrava accompagnare un ritmo già deciso, quello di un gioco che stava solo iniziando.
Era l’inizio di uno di quei racconti erotici moglie con un altro che non si dimenticano facilmente.

Io, lui e mia moglie

Entrammo in camera e la porta si chiuse alle nostre spalle con un suono secco, come a sigillare il nostro segreto. Ci spogliammo con gesti istintivi, quasi coreografici, non si capiva bene chi stesse togliendo cosa a chi ma di certo il nuovo capitolo della storia erotica con mia moglie stava iniziando.
In pochi istanti tutti gli indumenti caddero a terra e le nostre dita presero il loro posto. Il tocco di beatrice era caldo e rassicurante mentre mi baciava, una fata sensuale pronta ad aprire il portale del piacere

Le afferrai il polso e la invitai a segare il cazzo del nostro ospite ché le stava leccando il collo. Lei si inginocchiò, sputò prima sul mio membro poi sull’altro e cominciò a destreggiarsi tra di noi in una danza di pompini e masturbazione
Era un racconto erotico su mia moglie scritto nel presente e io mi sentivo pervaso da un’eccitazione nuova. Vedere la mia compagna così viva, così consapevole del suo potere accendeva ogni mio recettore.

Mentre me lo stava succhiando, lo straniero si divincolò per mettersi dietro Bea. Assaporò la sua figa prima di scoparla. Glielo mise dentro con forza e anche i colpi successivi furono martellanti. La sentivo mugugnare sul mio uccello e io, Di tutta risposta, glielo spinsi in gola.

Ci spostammo sul letto, lui si sdraiò e lei lo cavalcò con maestria, il seno che ondeggiava, i capelli scompigliati ad incorniciarle il viso arrossato. Mi accucciai accanto a lei che si teneva salda al petto di lui, lui che la stava sbattendo da sotto. Le feci succhiare l’indice e il medio per poi metterglieli nel culo. Sapevo che così sarebbe venuta praticamente subito e infatti…

Meglio di qualsiasi fantasia erotica su mia moglie che mi fossi fatto. Inarcò la schiena, inclinò la testa all’indietro e si lasciò andare ad un intenso orgasmo, era favolosa.
Ripreso fiato ci disse che voleva la nostra sborra in faccia.
Ci segammo sul suo volto e intanto lei ciucciava e massaggiava le nostre palle.

Fu lui il primo a venire e io lo seguii subito dopo. Beatrice accolse il nostro seme con la bocca aperta e la lingua fuori. Minchia era proprio da film porno. Ci ripulì la cappella e poi raccolse il resto dalle sue guance e se lo gustó.

Prima ma non ultima volta

La stanza era ancora piena del nostro odore.
Lui si rivestì piano, senza bisogno di parole, e uscì lasciandoci nella penombra.

Beatrice era accanto a me, il viso rilassato, la pelle ancora lucida.
Le sfiorai i capelli, e in quel gesto c’era tutto: gratitudine, stupore, un senso di calma che non avevo mai provato.
Non serviva dire nulla, sapevamo entrambi che quella notte aveva cambiato qualcosa.

Era diventata una delle storie erotiche moglie e marito che restano nella memoria, non per la trasgressione, ma per la sincerità che avevamo trovato nell’abbandono.

Quando la luce del mattino entrò tra le tende, Beatrice mi guardò e sorrise.
Capimmo che quel momento ci sarebbe appartenuto per sempre: uno di quei racconti erotici su mia moglie che non si scrivono per gli altri, ma per ricordare un segreto che profuma ancora di mare e di pelle.

Vuoi vivere la stessa emozione di questo racconto erotico su tua moglie? Chiamaci
Se invece vuoi un’altra storia erotica sulla moglie condivisa leggi bentornato amore.

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GIOCHI DI LINGUA

GIOCHI DI LINGUA

La lingua italiana è affascinante. Una sola parola e può indicare cose completamente diverse tra loro. Serve una certa intelligenza per orientarsi, ovviamente. Non tutti ce l’hanno.
Ora vi aspetta una prova ardua, roba da veri luminari. Vi mostrerò alcune immagini, e voi dovrete scoprire quale parola italiana le accomuna tutte. Una sfida per menti sopraffine, per spiriti acuti, per élite del pensiero.
Se ce la fate, complimenti. Se non ce la fate, beh, forse non state ragionando con la testa giusta!

Giochi di lingua immagine 1
Giochi di lingua immagine 2


Giochi di lingua immagine 3
Giochi di lingua immagine 4

Allora, qual è la parola?
Sono certa che dei Bravi Ragazzi come voi l’avranno indovinata in un attimo.
Se aveste bisogno di ulteriori delucidazioni, chiamate pure le sexy ragazze di LuxuryLine, la linea erotica più calda che ci sia.

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PETALI DI PASSIONE. Quando i fiori parlano di noi

PETALI DI PASSIONE.
Quando i fiori parlano di noi

A volte le idee più originali nascono dai gesti più semplici, da quei piccoli dettagli che creano connessioni speciali. Questo è il racconto di come un regalo insolito ha dato vita a un gioco unico tra parole, fiori e tecnologia.
Tutto è nato da un gesto inatteso. Un cliente con cui ho condiviso tante telefonate a LuxuryLine mi ha regalato un mazzo di fiori virtuale, creato da un’intelligenza artificiale che ha trasformato in immagini le parole con cui lui raccontava di me, delle mie sfumature e del nostro gioco.
Quel gesto, semplice ma al contempo raffinato garbato e premuroso, mi ha colpita.
Così mi è venuta un’idea: e se chiedessimo all’Intelligenza Artificiale di fare la stessa cosa per tutte le sexy ragazze della vostra linea erotica preferita?
Non si tratta di scoprire i nostri (beh, i loro, io so quali fiori adoro) fiori prediletti, ma di giocare un po’ per scoprire quale fiore l’IA ha scelto per noi, partendo dalle parole che noi stesse abbiamo usato per descriverci nelle nostre pagine. Insomma, se il fiore non dovesse piacerci, colpa nostra!
Questo piccolo esperimento di stile, dove l’intelligenza naturale incontra quella artificiale per trasformare parole e personalità in simboli floreali di desiderio e carattere, esiterà dunque in una inedita galleria di nostri ritratti.
Pronti? Via!!

RITRATTI FLOREALI

Alessia 101 Calla bianca

Alessia 101 — Calla bianca

Voce da angelo, la ragazza della porta accanto che poi scopri essere quella che più di tutte supera i limiti. La calla, elegante e severa nella forma, rappresenta questo contrasto fra purezza e sadica trasgressione giocosa.

Isabel 102 — Orchidea esotica

Isabel 102 — Orchidea esotica

Dominata dal desiderio e dalla libertà assoluta. L’orchidea, rara e sensuale, incarna la sua natura carnalmente intensa e senza confini.

Martina 103 Tulipano rosso acceso

Martina 103 — Tulipano rosso acceso

Diretta, provocatoria e senza troppi fronzoli. Il tulipano rosso è il fiore della passione immediata, giovane e sfacciata come lei.

Michelle 104 Peonia cremisi

Michelle 104 — Peonia cremisi

Affascinante e matura, la peonia rappresenta la bellezza voluttuosa e l’erotismo raffinato. Michelle è il desiderio che si rivela lentamente, tra petali di tentazione e profumo di segreti.

Laura 105  Rosa scarlatta

Laura 105 — Rosa scarlatta

Romantica, passionale e travolgente. La rosa rossa simboleggia la passione che consuma e non lascia scampo. Laura è la promessa di un amore che non conosce misura.

Eva 107 Melograno in fiore

Eva 107 — Melograno in fiore

Emblema di femminilità fertile e peccato originale, il fiore del melograno rappresenta Eva e la sua sensualità calda e mediterranea. È la tentazione fatta carne, impossibile da ignorare.

Giulia 108 Amaryllis rosso

Giulia 108 — Amaryllis rosso

Fiore che incarna orgoglio e desiderio, come lei. L’amaryllis attira gli sguardi e li domina, elegante ma potente. Giulia è la fiamma che brucia con grazia.

Sofia 109  Gerbera arancione

Sofia 109 — Gerbera arancione

Simbolo di gioia e vitalità erotica, la gerbera arancione riflette la sua natura allegra, solare e giocosa. Sofia trasforma ogni incontro in un gioco leggero e irresistibile.

Helene 110  Frangipani dorato

Helene 110 Frangipani dorato

Bionda, divina, dolce e maliziosa. Il frangipani rappresenta la bellezza celestiale che nasconde un’anima sensuale. Helene è l’angelo che conosce il piacere del fuoco.

Serena 111  Iris viola

Serena 111 — Iris viola

L’iris è il fiore del mistero e della forza interiore. Serena unisce delicatezza e dominio, passione e intelligenza. Con lei ogni parola diventa un gesto e ogni gesto un invito.

Emma 112 Datura nera

Emma 112 — Datura nera

Unione perfetta tra Eros e Thanatos. La datura, fiore notturno e avvolgente, incarna il fascino del pericolo e la dolcezza del veleno. Emma è la carezza che sa ferire.

Sveva 113  Gardenia avorio

Sveva 113 — Gardenia avorio

Fiore che profuma d’intimità e di sogni proibiti, la gardenia è l’emblema del desiderio elegante. Sveva è la seduzione dolce che si insinua e non ti lascia più.

Miura 116 Fiore di cactus

Miura 116 — Fiore di cactus

Raro, resistente e sensuale, il fiore di cactus sboccia solo per chi sa aspettare e rispettare la sua forza. Miura, indipendente e dominante, è bellezza che non si lascia domare.

Paola 117 Hibiscus rosso fuoco

Paola 117 — Hibiscus rosso fuoco

Simbolo di femminilità ardente e spirito mediterraneo. L’hibiscus è passione solare e travolgente, come Paola: calda, generosa e senza filtri, una forza della natura.

Electra 118 Passiflora

Electra 118 — Passiflora

Fiore complesso e magnetico, un intreccio di dolcezza e veleno. La passiflora riflette la sua natura mutevole, capace di essere miele o lama. Electra è energia pura, indomita e irresistibile.

Sara 119  Rosa nera

Sara 119 — Rosa nera

Simbolo di eros e potere, la rosa nera incarna la doppia natura di Sara, docile e dominatrice. È il fiore del desiderio che sovverte le regole, come lei nel gioco dei ruoli.

Sonia 121  Orchidea blu

Sonia 121 — Orchidea blu

Rara e ipnotica, l’orchidea blu rappresenta la sensualità libera e l’immaginazione erotica. Sonia è una farfalla che non si lascia catturare, ma che sa farsi ricordare.

IL MAZZO PERFETTO

Siamo inesorabilmente giunti ai titoli di coda. Non mi resta dunque che ringraziare la nostra Intelligenza Artificiale (perché sono educata) e tutte le persone che sono arrivate fin qui (perché sono parac… no, niente).
Ancora un attimo di attenzione però, non indossate i cappotti.
Consiglio: prima di lasciarvi rapire dalle ispirazioni e sommergerci di mazzi, sarà meglio chiamarci per assicurarvi che sia davvero di nostro gusto, vi pare? Parlo del fiore, eh. Yeah.
E se state pensando che tutto questo giro floreale era solo per dire di chiamare le sexy ragazze di LuxuryLine…azz! Mi sento profondamente offesa!! Sarò pure aziendalista, ma adoro davvero i fiori io.
Ma io chi poi? Boh.
Divertitevi.

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Numeri Porno

“La differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio.”

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OROSCOPANDO CON VOI AUTUNNO

OROSCOPANDO CON VOI AUTUNNO

🍁 Autunno: foglie che cadono e desideri che crescono 🍂

L’autunno è il momento in cui la natura rallenta e invita a godere dei piaceri più caldi. L’aria frizzante porta con sé profumi di legna, tè fumante e cioccolata, mentre le giornate si accorciano e le notti diventano più intime. Le foglie colorate creano tappeti su cui camminare lentamente e ogni incontro diventa un piccolo fuoco che scalda. È il periodo perfetto per lasciarsi avvolgere, scoprire nuove sensazioni e riaccendere passioni sopite. Ogni segno ha il suo modo di rispondere a questa stagione: alcuni si abbandonano al calore degli abbracci, altri guidano il ritmo con energia, tutti sentono il richiamo di contatti e carezze che accendono l’autunno.

♈ Ariete

(21 marzo – 19 aprile)

La tua energia resta inarrestabile anche sotto la pioggia autunnale. Ottobre ti invita a mescolare passione e dolcezza, a usare il tuo fuoco per scaldare e non solo per dominare. Qualcuno potrebbe rimanere abbagliato dal tuo entusiasmo e cercare rifugio nella tua fiamma. Le nuove conoscenze arrivano all’improvviso, come una scintilla in un bosco umido. Lasciati sorprendere.

Ritmo Sessuale: “al comando”, dove decidi tu come dirigere il gioco, sempre in movimento e pieno di energia.

♉ Toro

(20 aprile – 20 maggio)

Il tuo autunno sa di cioccolata calda e mani intrecciate. Desideri stabilità, ma anche un brivido nuovo. I gesti contano più delle parole e la tua calma diventa irresistibile per chi cerca un porto sicuro. Nei rapporti di coppia la complicità cresce, nei flirt spunta la voglia di sincerità. Concediti lentezza, anche nell’amore.

Ritmo Sessuale: “sdraiato e coccolato”, dove puoi assaporare ogni istante e lasciarti accarezzare con calma.

♊ Gemelli

(21 maggio – 20 giugno)

Parli, scherzi, incanti. Ma in autunno le parole diventano più profonde e i giochi più sottili. Ti scoprirai a desiderare silenzi pieni di significato, sguardi che non hanno bisogno di spiegazioni. Qualcuno saprà tenerti testa e il duello diventerà danza. Sperimenta, ma non scappare: potresti trovare ciò che cercavi proprio dove pensavi di annoiarti.

Ritmo Sessuale: “multitasking”, sempre in movimento e pronto a esplorare nuove prospettive senza annoiarti mai.
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♋ Cancro

(21 giugno – 22 luglio)

Il freddo autunnale risveglia il tuo bisogno di calore. Ti avvicini alle persone come una coperta che consola. I tuoi sentimenti diventano più maturi, più veri. In amore emergono nuove sfumature, più dolci e meno impulsive. Le emozioni ti guidano e se impari a fidarti di esse, scoprirai una tenerezza che sa essere anche molto seducente.

Ritmo Sessuale: “abbraccio avvolgente”, dove l’intimità cresce e ci si perde tra calore e dolcezza.

♌ Leone

(23 luglio – 22 agosto)

L’autunno ti veste di fascino e carisma. Ovunque vai, porti luce e calore. Il tuo magnetismo cresce e attrae chi cerca energia e sicurezza. Ma attenzione a non dimenticare la vulnerabilità, che in questa stagione diventa la tua arma più elegante. Aprirti un po’ ti renderà irresistibile e autentico.

Ritmo Sessuale: “al centro della scena”, dove tutti i riflettori sono su di te e il tuo carisma fa il resto.
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♍ Vergine

(23 agosto – 22 settembre)

Settembre ti ha organizzato la mente, l’autunno ti spettina l’anima. Ti accorgi che il controllo non basta e che a volte la vera perfezione è nell’imprevisto. L’amore può sorprenderti in forme nuove, magari meno ordinate, ma più vere. Lascia che qualcuno entri nei tuoi spazi, anche se li scombina. Ti scoprirai più vivo.

Ritmo Sessuale: “bilanciato e perfetto”, dove ogni gesto è armonioso e apparentemente casuale, ma tutto è studiato per piacere.

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♎ Bilancia

(23 settembre – 22 ottobre)

Eleganza, charme e un’aura da film romantico. In autunno tutto ti riesce con grazia. Sai conquistare con uno sguardo e rapire con una parola gentile. I sentimenti si fanno più profondi, e chi ti conosce da tempo riscoprirà in te qualcosa di nuovo. Il tuo equilibrio non è distacco, è arte del desiderio misurato. Usa questo potere con dolcezza.

Ritmo Sessuale: “incontro perfetto”, dove i movimenti sono sincronizzati, eleganti e sempre armonici.

♏ Scorpione

(23 ottobre – 21 novembre)

L’autunno è la tua stagione naturale. I tuoi occhi parlano più di mille frasi e la tua intensità diventa calamita. Chi ti incontra sente di essere visto davvero. In amore sei profondo e magnetico, ma quest’anno anche più dolce. Se mostri la tua fragilità, conquisterai ancora di più. Il mistero resta, ma con un tocco di calore che incanta.

Ritmo Sessuale: “intenso e ravvicinato”, dove l’energia emotiva e fisica si fonde senza bisogno di parole.

♐ Sagittario

(22 novembre – 21 dicembre)

Hai voglia di muoverti, esplorare, scoprire nuovi mondi, anche interiori. L’autunno ti porta incontri imprevisti e situazioni che accendono curiosità e passione. Sei libero ma desideri anche intimità, e forse scoprirai che le due cose non si escludono. L’avventura più bella sarà lasciarti conoscere davvero.

Ritmo Sessuale: “in movimento”, dove il ritmo cambia continuamente e l’energia è sempre alta.


♑Capricorno

(22 dicembre – 19 gennaio)

Sotto la tua calma, c’è un fuoco discreto ma potente. In autunno ti concedi di essere più aperto, più umano, più presente. Le relazioni diventano occasione di crescita, ma anche di piacere autentico. Il lavoro resta importante, ma il cuore reclama spazio. Concedilo. La solidità può essere anche sensuale.

Ritmo Sessuale: “stabile e profondo”, dove la sicurezza e la forza si uniscono alla passione misurata.

♒Acquario

(20 gennaio – 18 febbraio)

Le idee si fanno sentimenti, i sogni si trasformano in abbracci. L’autunno ti spinge a cercare connessioni vere, a superare le distanze. Qualcuno ti incuriosisce e ti sfida con leggerezza. La tua originalità conquista, ma il segreto sarà mostrarti semplice e sincero. L’amore, in questa stagione, può arrivare con la naturalezza di una pioggia gentile.

Ritmo Sessuale: “originale e dinamico”, dove la fantasia e la novità rendono ogni momento unico.

♓Pesci

(19 febbraio – 20 marzo)

L’autunno ti rende poetico e magnetico. I tuoi sogni diventano inviti e chi ti guarda vede nei tuoi occhi una promessa. L’amore ti cerca e tu, per una volta, non scappare. La tenerezza è la tua forza. Crea spazi morbidi, fatti avvicinare, lascia che qualcuno ti scopra nella tua profondità luminosa.

Ritmo Sessuale: “fluttuante e avvolgente”, dove ci si perde nel ritmo delle sensazioni e nel piacere dell’intimità.

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E visto che…
Ottobre invita a chiamare, scambiare parole calde e sorrisi birichini, e qui da noi a LuxuryLine ci sono tante ragazze, sexy e calde al punto giusto, la nostra sfida sarà trasformare i brividi di freddo in brividi di piacere. Storie e piccoli giochi di intesa da condividere che accendono l’autunno senza fretta.
Alla prossima, e che la passione sia sempre con voi e…con noi! 💋😉

Tuleena 🌟

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Le labbra: geografia di un bacio

Le labbra: geografia di un bacio

Le labbra non sono semplicemente un confine tra il dentro e il fuori. Sono soglia, promessa, linguaggio. A differenza di altre parti del corpo, non hanno bisogno di scoprirsi per attirare: basta un accenno, un movimento impercettibile, la curva di un sorriso che nasce o si trattiene. Il loro fascino è nel potere silenzioso di comunicare anche senza parole: un leggero morso, un’ombra di rossetto lasciata sul bicchiere, il riflesso della luce che accarezza il contorno. Dettagli che non raccontano tutto, ma che sanno lasciare immaginare.
D’altronde, nessuno ha mai scritto una poesia sulla cuticola del pollice. Chissà perché.

Carne e desiderio

Le labbra sono carne viva, morbidezza esposta, e non a caso il bacio è il primo gesto erotico: un incontro che mescola respiro, calore e gusto, la porta attraverso cui il desiderio entra. In letteratura e arte sono state elevate a simbolo: Baudelaire le descrive come “rose carnali che sanno di vino e di peccato”, Nabokov concentra in un labbro che scivola su un cono di gelato la potenza del desiderio innocente e pericoloso. Nel cinema, il rosso di Marilyn Monroe e la sensualità muta di Greta Garbo hanno fatto delle labbra un’icona universale.
E sì, più efficace di mille app di dating: un bacio fatto bene elimina ogni dubbio. E insomma, nessuno ricorda il colore delle unghie di Marilyn. Le labbra, invece, tutti.

Un linguaggio universale

Ogni cultura ha attribuito alle labbra un valore simbolico: dalla pittura antica alle dive del Novecento, dal rossetto cremisi che urla di passione alle tinte naturali che suggeriscono intimità. Non appartengono solo alla sfera del bacio: nel silenzio dei corpi diventano strumento di esplorazione, capaci di accarezzare, assaggiare, trasformare un gesto semplice in promessa o in abbandono. È un superpotere sottile: con due centimetri di pelle possono far perdere la testa più di un abito da sera intero.

Sensualità oltre l’estetica

Non serve che siano perfette: ciò che conta è la loro vitalità. Labbra troppo trattenute raccontano un pudore, labbra dischiuse tradiscono un’attesa. Sono dichiarazione, invito, segreto che si lascia intuire. Possono svelare più di mille parole e celare più di mille silenzi. E forse è proprio questo il loro incanto: sanno accendere desideri con la leggerezza di un sorriso.
Perché alla fine, la vera seduzione non sta nel filler, ma nel “come” si usano. E tra tutte le armi del corpo, le labbra hanno un vantaggio imbattibile: non hanno bisogno di permesso per farsi notare.

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Il punto G maschile: segreti che gli uomini ignorano (o fingono?)

Il punto G maschile: segreti che gli uomini ignorano (o fingono?)

Dalla prostata al frenulo: la mappa del piacere che non vi hanno mai dato
Cari uomini, ammettiamolo: avete passato anni a sentire parlare del punto G femminile come se fosse l’unico mistero del piacere, come se tutta l’arte dell’erotismo si concentrasse in una sola zona del corpo. Vi siete convinti che basti conoscere ogni sfumatura del desiderio femminile per essere esperti assoluti, trascurando del tutto o respingendo quel piacere che non provenisse in maniera diretta dal vostro uccello.
Il vostro corpo nasconde un tesoro, una serie di punti estremamente sensibili che possono trasformare il piacere ordinario in un’esperienza intensa e inaspettata. Alcuni di questi segreti sono conosciuti dalla medicina, altri scoperti quasi per caso, ma tutti richiedono attenzione, curiosità e, diciamolo pure, il coraggio di esplorare territori che spesso preferite ignorare.
Se il punto G femminile è stato celebrato, studiato e mitizzato per decenni, è giunto il momento di riconoscere che anche voi avete una vostra versione del mistero, nascosta (mica tanto) e potentissima. È arrivato il momento di smettere di pensare che il piacere maschile sia solo quello visibile, evidente, quello che tutti sanno. La realtà è che la vostra anatomia è molto più interessante, complessa e ricca di sorprese di quanto vi abbiano mai raccontato.
Allora, pronti a farvi guidare in questa esplorazione? Abbassate i pantaloni e partiamo da un piccolo organo che molti di voi ignorano, ma che può cambiare radicalmente la percezione del piacere.

La prostata

La protagonista indiscussa è la prostata. Una ghiandola innocente, grande come una noce, incastonata sotto la vescica. In apparenza un organo prosaico, in realtà un interruttore segreto che, se attivato, può trasformare un ordinario orgasmo in una deflagrazione sensoriale.
Studi scientifici hanno dimostrato che la stimolazione prostatica può aumentare l’intensità dell’orgasmo fino al 30%, e in alcuni casi far percepire sensazioni completamente diverse da quelle ottenute con la sola stimolazione del pene. Non è fantasia: il nostro corpo è pieno di circuiti nervosi che aspettano solo di essere attivati.
Chi l’ha provato parla di sensazioni oceaniche, di onde che attraversano il corpo, di un piacere che non si limita al basso ventre ma invade la schiena, le gambe, persino il cervello. Non è poesia erotica, è pura fisiologia: la prostata è circondata da un fitto reticolo nervoso che moltiplica le percezioni.
E se la prostata vi sembra un territorio troppo misterioso o impegnativo, non temete: c’è un’alternativa più semplice, ugualmente efficace, che non richiede coraggio da esploratore.

Il perineo

Il perineo, quella sottile striscia di pelle tra testicoli e ano, è spesso trascurato ma pullula di terminazioni nervose. Non fate l’errore di pensare che sia solo una zona “di passaggio”: un tocco calibrato qui può suscitare sensazioni inaspettate e persino intensificare la stimolazione della prostata. È come un piccolo interruttore nascosto che il vostro corpo possiede da sempre, ma che molti uomini ignorano perché non rientra nelle definizioni tradizionali di piacere.
Non parliamo solo di stimolazioni manuali: pressione, piccoli colpetti o massaggi mirati possono rivelarsi sorprendentemente efficaci. Alcuni uomini riferiscono che bastano 10-20 secondi di attenzione mirata per percepire un’intensità mai provata prima. In altre parole, il perineo è la scorciatoia elegante del piacere maschile, un punto strategico che unisce accessibilità e intensità.
E se il perineo è il piano B, c’è un vero e proprio pulsante segreto che non ammette repliche: il punto L.

Il punto L

Il frenulo, ribattezzato punto L, è quella minuscola piega di pelle sotto il glande che funziona come un detonatore. Una stimolazione mirata equivale a premere il pulsante “accelerazione massima” della consolle del piacere. Stranamente, molti uomini non se ne rendono conto, come se vivessero con un tasto turbo incorporato e scegliessero deliberatamente di ignorarlo.
Piccola curiosità: il frenulo contiene più terminazioni nervose del pene stesso in proporzione al volume. Non è un caso che stimolarlo correttamente produca una risposta immediata e potente, capace di sorprendere anche i più scettici.
E non è finita qui: la medicina, da decenni, sa esattamente cosa può fare la stimolazione prostatica, ma forse nessuno ve lo ha mai detto a casa vostra.

La medicina lo sapeva già

Mentre voi vi imbarazzate solo a parlarne, la stimolazione prostatica è utilizzata dagli urologi per diagnosi e terapia. Non per divertimento, ma per valutare lo stato di salute della ghiandola o alleviare disturbi. In pratica, il vostro punto G non è solo un capriccio del piacere, è un fatto anatomico riconosciuto e scientificamente comprovato.
Alcuni studi hanno addirittura dimostrato che uomini che praticano regolarmente stimolazioni mirate della prostata riferiscono una maggiore qualità dell’erezione e orgasmi più duraturi. Sì, il piacere può anche avere effetti collaterali… positivi.
Se vi state chiedendo perché questa scoperta non sia diventata di dominio pubblico, la risposta è semplice: la cultura maschile ha da sempre preferito trascurare o ridicolizzare tutto ciò che non fosse il piacere evidente.

La grande domanda: perché non esplorate?

La risposta alla domanda potrebbe riguardare il fatto che il maschio medio è stato educato a credere che tutto il piacere risieda lì, in quel membro che tanto ama e che, stando alle chiamate che riceviamo, misura con il righello almeno una volta al mese (spoiler: difficile che cresca ancora). Per tale ragione, benchè a volte la realtà cozzi con talune involontarie sensazioni, ignora il resto della propria anatomia, percorsi di percezioni molto più ricchi, intensi e piacevoli.
È come se aveste una villa con terrazza panoramica, avete anche la chiave, ma fingete di non sapere dove sia: adesso non avete più scuse!!
E ora che il sipario è caduto, tocca a voi decidere se restare spettatori annoiati o diventare protagonisti del vostro piacere. Noi abbiamo già le chiavi del mistero, vi basta solo avere il coraggio di… Beh, potremmo davvero aprirvi la porta.

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BOCCONI DI PIACERE

BOCCONI DI PIACERE

Risotto ai fichi, caprino e noci con un tocco di zenzero
(un piatto da assaporare come un corpo nudo)

Settembre è un mese di transizione: i giorni si fanno più freschi, ma il sole conserva ancora una carezza tiepida sulla pelle. È il tempo dei fichi maturi, rotondi e morbidi, che si aprono facilmente sotto le dita, lasciando scivolare la polpa rossa, succosa, come carne che freme al contatto.
In questa ricetta, i fichi si fondono in un risotto caldo e vellutato: il caprino fresco, bianco e colante, si scioglie lentamente fino a sembrare un bacio bagnato; le noci, dure e croccanti, rompono il ritmo con un morso deciso; lo zenzero fresco colpisce come una scossa improvvisa, pungente, che fa accelerare il respiro.
Non è solo cibo: è un invito a usare bocca, mani e desiderio.
Immagina che una delle ragazze di LuxuryLine la prepari per te o, viceversa, che sia tu a condurla in questi attimi di potente piacere.

Ingredienti (per due corpi affamati di piacere)

  • 160 g di riso Carnaroli (chicchi sodi, da far scivolare tra le labbra)
  • 60 g di formaggio caprino fresco (bianco, cremoso, pronto a colare in bocca)
  • 30 g di noci sgusciate (croccanti, da rompere con un morso secco)
  • 1 scalogno piccolo
  • 1 cucchiaino di zenzero fresco grattugiato
  • ½ bicchiere di vino bianco secco
  • 500 ml di brodo vegetale caldo
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sale e pepe nero macinato al momento

Procedimento erotico-culinario

  1. Preparazione lenta
    Tritate lo scalogno e lasciatelo sudare piano in un filo d’olio caldo: il profumo che sale è già un preliminare, una carezza olfattiva che eccita l’attesa.
  2. Il tocco del fuoco
    Versate il riso, lasciatelo tostare finché non scoppietta, come un cuore accelerato durante un bacio. Poi bagnatelo con il vino, lasciando che evapori come un sospiro caldo sul collo.
  3. Accarezzare il riso
    Aggiungete il brodo poco alla volta, con movimenti costanti e morbidi, come mani che non smettono di toccare. Dopo dieci minuti lasciate cadere lo zenzero: è il graffio improvviso, lo strappo che fa gemere.
  4. La dolcezza carnale
    Prendete i fichi, apriteli con le mani, affondateci dentro il coltello e lasciate che la polpa rosata coli. Aggiungeteli al risotto insieme alle noci spezzettate: dolce e croccante che si alternano come labbra che succhiano e denti che mordono.
  5. La resa finale
    Spegnete il fuoco, lasciate scivolare dentro il caprino. Mantecate lentamente, guardando la crema che avvolge i chicchi e li rende lucidi, pronti a colare nel piatto come pelle sudata dopo l’amore.
  6. L’ultimo sguardo
    Decorate con spicchi di fichi freschi e noci intere: il piatto si offre come un corpo nudo, ornato solo di piccoli dettagli, pronto a essere esplorato.

Come gustarlo

E tu, proprio tu, immagina, ora, di essere seduto così vicino a Lei da poter condividere lo stesso piatto: avvicinatevi, scambiate bocconi, sporcatevi le labbra, raccogliete col dito una goccia di risotto e portatela in bocca all’altro.
Lasciate che la dolcezza del fico si mescoli alla piccantezza dello zenzero, che la cremosità vi si sciolga sulla lingua, che il croccante spezzi il ritmo.
Ogni cucchiaiata è un invito a scivolare oltre il tavolo, a trasformare la cena in un’altra forma di appetito. Hai già quel certo languorino? Hai certe voglie da condividere con le sexy ragazze che preferisci qui sulla linea erotica più gustosa che ci sia? Capisco…

Oh, un ultimo consiglio: potrebbe starci un bel Moscato d’Asti DOCG. Profumato, leggero e frizzante, solletica la lingua e accende la bocca (ricorda qualcosa?). Le bollicine salgono rapide come mani impazienti, mentre la dolcezza del vino prolunga l’eco del fico e il calore del risotto.
Un sorso, un bacio, un altro morso. Fino a perdersi.
Perditi.

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LuxuryLine al Bergamo Sex

Luxuryline sbarca al Bergamo Sex

Il 29, 30 e 31 agosto 2025 abbiamo avuto la possibilità di partecipare come standisti al Bergamo Sex. Tre fantastiche componenti dello staff si sono prestate a rappresentare questo particolare settore, cercando di sciogliere qualche tabù, sfatando qualche falso mito e riportando in auge un’attività che i più reputavano morta e sepolta.

Che cos’è il Bergamo Sex?

Il Bergamo Sex è la fiera, o meglio, il festival più erotico d’Italia.
Questa manifestazione si svolge presso la discoteca Bolgia: l’ultimo weekend di gennaio si tiene la versione invernale, mentre l’ultimo weekend di agosto quella estiva, molto più grande e ricca in quanto vengono sfruttati anche gli spazi esterni.
Durante questo fine settimana bollente si può assistere a esibizioni di sexy star e pornostar, talk show, privé e visitare i numerosi stand tra i quali sexy shop, scuola shibari, Disability Hard, tatuaggi e tanto altro.
Lo scopo è quello di promuovere la libertà sessuale e l’inclusività della stessa, abolendo l’idea dell’oggettificazione del corpo della donna che si mostra per scelta.

Il nostro stand

La maggior parte delle persone con le quali ci siamo approcciate ci riferiva di non essere a conoscenza dell’esistenza della linea erotica e di preferire il contatto reale. Abbiamo spiegato che una hotline non è un sito di incontri né tantomeno la sostituzione delle relazioni, ma piuttosto uno spazio nel quale sentirsi liberi di esprimere se stessi, le proprie fantasie e perversioni senza il timore del giudizio altrui e, perché no, magari guardare e commentare proprio l’attrice porno che stavano ammirando.
Qualcuno si mostrava scettico, forse più per copertura, qualcun altro invece si è mostrato molto incuriosito. E chissà, magari sta leggendo l’articolo proprio in questo momento.
Fatto certo è che tutti hanno apprezzato il nostro bellissimo gadget: un portachiavi con il nostro logo. Puoi vedere le foto sia dello stand che dell’omaggio sulla nostra pagina X.
Inoltre, a breve verrà pubblicata anche una puntata speciale dedicata al Bergamo Sex sul podcast Luxury Express.

Conclusione

È stato bello poter mettere in luce il nostro settore che, come c’è anche scritto in homepage, è molto più di una linea erotica, ed è stato piacevole potersi confrontare sia con uomini che con donne, potenzialmente lavoratori o clienti.
Nel complesso è stata un’esperienza positiva. Ci potrete trovare ancora? Chissà, lo scopriremo solo vivendo. Intanto voi continuate a navigare sul nostro sito, a chiacchierare con le meravigliose Luxury Girls e spargete il verbo.

Alessia

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Bella la cappella

bella la cappella

“Accompagnami tu ti prego”, mi disse mio fratello il giorno prima di Ferragosto. Doveva andare nella casa in montagna della famiglia della sua ragazza con tutto il parentado al seguito. A me, credo, sarebbe venuto un attacco di panico, quindi decisi di essere gentile e di prenderlo per mano lungo questo viaggio.

All’ingresso del viale che conduce all’umile dimora, una statua di Madonnina: “Ave Maria” ci dà la sua benedizione e proseguiamo fino a raggiungere il giardino che funge da parcheggio e si affaccia su una vista mozzafiato del lago.
Ad accoglierci, oltre alla figlia, la madre, il padre e il micro cane. “Piacere, Giuliana.”
Bianca, mia cognata, corre tra le braccia del mio adorato fratellino, mentre io mi ritrovo con la signora che parla manco fosse in un programma radiofonico delle sette del mattino e il signore che mi fa una radiografia degna del miglior pronto soccorso. Indossavo un completo con shorts e top colorati. E che cavolo, almeno ad agosto fatemi mettere in mostra la fatica della palestra.

Il cane che abbaia, lei che continua i suoi discorsi e lui che mi fissa. Sento la testa nel pallone, come se mi avessero drogata: potrebbe essere una perfetta tattica per stordire e uccidere, ma per fortuna non è questo il caso.
Alessandra, la chiacchierona, mi prende a braccetto e tutti insieme ci dirigiamo verso un grande albero, sotto il quale è stato posizionato un tavolo. Mi offrono della birra fresca.
«Oh sì, grazie.»
Sì, cazzo, sì, datemi sta birra.

Non so cosa stiano dicendo e cosa io stia rispondendo. Sento solo che mi chiedono: «Vieni anche tu al pranzo di domani, vero? Prima andiamo a messa e poi ci troviamo insieme agli altri al ristorante. Sei la benvenuta.»
Con la coda dell’occhio vedo mio fratello Fabio che vorrebbe scoppiare a ridere. Io cerco di inventare mille scuse per rifiutare, ma questi sono peggio di una piovra gigante e, senza neanche accorgermene, accetto.
Avrei potuto dormire fino a mezzogiorno, avrei potuto partecipare a una grigliata in piscina con tanti ragazzi, avrei potuto fare tante cose e invece mi preparo per andare alla funzione e al banchetto. Non ho voglia di fare la finta santarella e decido di indossare un abito blu che si copre le spalle ma è molto aderente, e il cut out sull’addome che lascia intravedere l’ombelico lo rende molto sexy.
Riecco la Madonnina: «Ciao Maria, e che Dio me la mandi buona.»
Mi guardo nello specchietto, conto fino a cinque e scendo dall’auto.
A quanto pare devo aver capito male l’orario, perché c’è solo Corrado, il radiografo, ad attendermi.
Insieme raggiungiamo la cappella e restiamo sul fondo per non disturbare.

«Se tu vuoi sederti accanto a loro vai pure, figurati, io resto qui nell’angolino», ma lui mi risponde che preferisce stare lì, chissà perché non avevo dubbi.
Noia. Non so più cosa fare e a cosa pensare per non sbadigliare, poi vedo che mi tende la mano. Ah giusto, scambiatevi un segno di pace. Gliela stringo e lui non me la lascia, anzi, mi tira leggermente verso di sé e con l’altra mano mi palpa il sedere.
Dovrei essere infastidita ma ho troppo l’animo da porca e penso: hai capito la generosità cristiana? Bene, bene, voglio proprio fare una bella comunione e farmi benedire. Sorrido maliziosa e, approfittando del momento in cui tutti sono in ginocchio, infilo la mano nei suoi pantaloni che, grazie a Dio, hanno l’elastico e non la cintura. Quello che sento mi piace molto e comincio a giocarci, a stuzzicarlo con le dita, e poi lo prendo in mano cercando, per quanto possibile, di masturbarlo.
Suona l’ultima campanella e, a malincuore, ritraggo la mano.
«Dopo lo voglio, non mi interessa che scusa ti inventi, ma lo voglio e lo voglio qui.»

Non ricordavo più quanto fossero lunghe e noiose, ma finalmente: «La messa è finita, andate in pace». Usciamo e, nel giro di qualche secondo, siamo raggiunti da tutti.
«Alessandra!» esclamo con forse troppo entusiasmo. «Questa chiesetta è adorabile, avete fatto un ottimo lavoro di restauro. È un problema se entro ancora un attimo per guardarla meglio?»
Prima che lei mi possa rispondere interviene Corrado: «Se non è un problema ti posso fare da guida.» Bravo papi, ottimo assist. Rimaniamo d’accordo che ci troveremo direttamente al ristorante, rientriamo e ci chiudiamo il massiccio portone alle spalle.

«Allora? Me la mostri la cappella o mi devo mettere così, in ginocchio, e pregarti?»
Abbassa pantaloni e mutande contemporaneamente e io afferro la base del cazzo, gli sputo sopra prima di ingoiarlo tutto e iniziare a succhiare. I suoni gutturali e i suoi gemiti rauchi riecheggiano tra le pareti affrescate. Libero il membro dalle mie labbra e, guardandolo, passo la lingua sul glande, poi sulle palle.

Adesso però voglio che sia lui a fare qualcosa. Mi alzo, mi afferra per il braccio e, quasi correndo, percorriamo la navata fino alla prima fila di panchine. Mi siedo, arrotolo il vestito, allargo le gambe e sposto le mutandine invitandolo a leccarmi. Non c’è bisogno di parlare, solo di agire.
Infila le mani sotto le mie natiche sollevandomi leggermente e avvicinando così la mia fica al suo viso. La annusa inspirando rumorosamente e poi me la divora, mordicchiandola delicatamente, baciandola e lambendo le labbra e il buco del culo.
Sposto le gambe dalle sue spalle alle sue braccia, consentendogli così di prendermi in braccio e di impalarmi sul suo uccello. Mi stringo con le braccia al suo collo e, leccandogli il lobo dell’orecchio, gli sussurro di sbattermi, di sbattermi forte. 

Mi appoggia all’acquasantiera per potermi dare colpi forti, poi finalmente ci spostiamo all’altare. Poggio i gomiti e il petto sulla superficie fredda e giro leggermente la testa per guardarlo. «Fottimi, Dio mio, fottimi come una troia.»
Sussulto e rido, più per la sorpresa che per il dolore, quando sento una potente sculacciata sulla mia natica destra. «Dio, inculami ti prego, lo so che non vedi l’ora di farlo.»
Lo ficca tutto dentro e mi chiava come se fosse posseduto e, intanto, con le dita stuzzica il mio clitoride. Sto godendo così tanto che a fatica riesco a contenere le grida di piacere e, ancora di più, quelle dell’orgasmo intensissimo che mi travolge.

Vedo il calice del vino santo e mi viene un’idea perversa: farlo eiaculare lì.
Mi sta ancora rompendo l’ano mentre glielo propongo; accetta e mi dice di succhiargli i coglioni mentre si sega. Mi accuccio e ciuccio finché non lo sento schizzare. Viene in modo vigoroso, proprio una di quelle sborrate che adoro. Aspetto che finisca e poi bevo e ingoio tutto.

Di corsa raggiungiamo il ristorante, almeno abbiamo una scusa per l’aspetto accaldato.
«Finalmente! Stavo mandando Bianca a vedere se fosse successo qualcosa. Ti è piaciuta?»
«Scusate, mi sono soffermata ad ammirare ogni dipinto e ogni angolo. Per non parlare della precisione dei decori dell’altare.»

Mi siedo e mi gusto ogni portata insieme alla scenetta della perfetta famiglia casa e chiesa, se solo sapessero che in mezzo a loro si è seduta la regina delle diavolesse tentatrici.

Devil Giuliana

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Le nuove parole del sesso: Glossario dell’erotismo contemporaneo

Le nuove parole del sesso: Glossario dell’erotismo contemporaneo

Inutile negarlo: negli ultimi anni il linguaggio del sesso è diventato un vero e proprio universo parallelo. Il mondo dell’erotismo pullula di termini nuovi, presi da internet, dai social e dalle community online, perché sì, il sesso cambia, si evolve, e con lui anche le parole che usiamo per raccontarlo. Questo piccolo e non esaustivo glossario serve proprio per capire cosa c’è dietro a certi termini che magari avete visto in giro e vi siete vergognati a googlare. E chissà, forse scoprirete anche qualche stimolo inaspettato.

  1. Gooning
    Partiamo da un termine che vi riguarda da vicino, ragazzi, perché sappiamo tutti quanto tempo potete passare persi nel loop dei video hard. Il “gooning” è proprio quello: uno stato di trance erotica in cui vi lasciate assorbire totalmente da stimoli sessuali prolungati, spesso davanti al porno. Non è solo eccitazione, è quasi meditazione. Il tempo non conta più, e voi siete lì, ipnotizzati, a galleggiare nel piacere. Alcuni lo chiamano addirittura “mindfulness erotica”: lasciarsi trasportare senza pensare al risultato finale. In pratica: meno ansia da prestazione, più viaggio sensoriale. E no, non è una scusa per guardare “ancora un video”, eh.
  2. Femboy
    E qui vi vedo già con le sopracciglia alzate. Il “femboy” è un ragazzo che si esprime con tratti estetici e comportamentali femminili, senza per forza sentirsi donna o transgender. Può essere trucco, abbigliamento o atteggiamenti: un mix che gioca con la fluidità di genere. Non storcete subito il naso: è un fenomeno in crescita e per molti un simbolo di libertà espressiva ed erotismo androgino. Insomma, non è roba da catalogare in fretta come “strana”. Anzi: dimostra quanto oggi i confini tra maschile e femminile siano meno rigidi. E fidatevi, questa contaminazione può avere un fascino tutto suo.
  3. Edging
    Qui vi do un consiglio spassionato: ragazzi, imparate l’arte dell’attesa. L’“edging” è la tecnica del portarsi vicino all’orgasmo per poi fermarsi e ricominciare. Più volte. Quando finalmente vi lasciate andare, il piacere è decisamente più intenso e prolungato. Non è magia, è fisiologia. Si può fare da soli o in coppia, e se la partner prende il controllo può diventare anche un gioco di potere molto intrigante. E sì, lo so che la tentazione è quella di “finirla lì subito”, ma fidatevi: qui il detto “l’attesa aumenta il desiderio” non è una banalità, è la verità.
  4. Findom (Financial Domination)
    Qui la cosa si fa particolare. La “financial domination” è un gioco erotico basato sul potere economico. Da una parte c’è il cosiddetto paypig, il “maialino da soldi”, che prova piacere nel farsi sfruttare economicamente. Dall’altra, il partner dominante (findomme o findom) che gestisce la situazione. Non serve contatto fisico: spesso tutto si riduce a scambi online e transazioni di denaro. E l’eccitazione nasce proprio da quella sensazione di sottomissione totale. Vi sembra strano? Forse sì. Ma è la dimostrazione che il feticismo non si ferma al corpo: può coinvolgere anche i meccanismi reali di potere e controllo.
  5. Shibari
    Lo “shibari”, o bondage giapponese, è un’arte che unisce sensualità, estetica e fiducia. Non si tratta solo di legare qualcuno: le corde diventano linee che disegnano il corpo, geometrie sensuali sulla pelle. È un’esperienza multisensoriale che combina pressione, bellezza visiva e abbandono. E per molti ha persino un lato meditativo. Quindi, no, non pensate che sia solo un gioco da “50 sfumature”: qui entra in gioco una vera estetica erotica, che attira chi cerca un piacere fatto non solo di fisicità, ma anche di bellezza e spiritualità.
  6. Throuple
    E adesso passiamo a un tema che farà brillare più di un occhio: il “throuple”. Non parliamo della classica avventura a tre del sabato sera, ma di una vera relazione poliamorosa tra tre persone. Tutti coinvolti, sentimentalmente ed eroticamente. Il termine nasce dalla fusione di “three” e “couple”, e descrive un fenomeno in crescita tra chi sceglie il poliamore come stile di vita. Non pensate però che sia tutto rose e fiori: ci vogliono comunicazione, consenso e una buona dose di maturità. Ma di certo rappresenta un modo alternativo e affascinante di vivere la sessualità e l’affettività.

Erotismo e linguaggio: perché le parole contano

Ora, ragazzi, non fate l’errore di pensare che si tratti solo di gergo da esperti. Il linguaggio del sesso è lo specchio dei tempi che cambiano. Termini come “femboy” o “throuple” nascono dal bisogno di dare un nome a identità e relazioni che prima non avevano voce. Allo stesso tempo, concetti come “edging” o “gooning” dimostrano che il sesso non è solo istinto, ma anche tecnica, ricerca, sperimentazione. Dare un nome a una pratica significa renderla condivisibile e accessibile, e questo è il motivo per cui oggi molte persone si avvicinano a esperienze che prima sarebbero rimaste invisibili.

Una mappa in continua evoluzione

Non illudetevi che questo sia un manuale definitivo eh, è solo un piccolo assaggio del vocabolario erotico di oggi. Domani potrebbero spuntare nuove parole, nuove fantasie e nuove pratiche, tra l’altro. Vi terremo informati, contenti? L’importante è tenere sempre con voi quel pizzico di apertura mentale, e in questo le ragazze di LuxuryLine eccellono, mettetele alla prova, se volete, magari amplierete la vostra visione della sessualità, potreste meglio capire i vostri desideri e la vostra intimità. Che vi perdiate nello stato ipnotico del “gooning”, che siate incuriositi dal mondo “femboy”, che giochiate con l’attesa dell’“edging” o che immaginiate un “throuple”, queste nuove parole raccontano un erotismo che non mostra più confini rigidi, ma infinite sfumature. Apritevi allora a un dialogo più libero, inclusivo e consapevole sul piacere.

Astarte

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Masturbazione ieri e oggi: com’è cambiato il Fai-da-te

Masturbazione ieri e oggi: com’è cambiato il Fai-da-te

Per lungo tempo la masturbazione è stata circondata da silenzio, pregiudizi e tabù culturali. Considerata una pratica marginale, talvolta associata a peccato, a patologia o ridotta a comportamento adolescenziale, essa è stata spesso relegata ai margini del discorso pubblico. Nel corso degli ultimi decenni, invece, si è assistito a un progressivo mutamento di prospettiva. Oggi l’autoerotismo è riconosciuto come una componente naturale della sessualità, affrontata in maniera più libera e consapevole, fino a divenire oggetto di dibattito culturale, di riflessione scientifica e, non di rado, di mercato.

Dal tabù al discorso pubblico

Il passaggio dall’imbarazzo alla normalizzazione si è sviluppato parallelamente ai cambiamenti sociali e alla crescente attenzione verso il benessere sessuale. Mentre in passato l’argomento era pressoché assente dal dibattito, nel presente trova spazio in contesti mediatici diversificati: conferenze, pubblicazioni accademiche, programmi divulgativi, piattaforme digitali. Questa trasformazione si riflette anche nel linguaggio: si parla di “auto-intimità”, “piacere consapevole” e “masturbazione mindful”, concetti che collocano l’atto non più soltanto nel dominio della libido, ma anche in quello della cura di sé e della consapevolezza corporea.
Il fenomeno ha dunque perso gran parte del suo stigma sociale, assumendo i contorni di una pratica discussa pubblicamente, promossa da campagne di sensibilizzazione e perfino integrata nelle logiche del marketing contemporaneo. Prodotti e servizi che un tempo avrebbero suscitato scandalo sono ora pubblicizzati al pari di beni di consumo ordinari, segno di un processo di normalizzazione che ha inciso profondamente sull’immaginario collettivo.

L’innovazione tecnologica

Accanto al mutamento culturale, la tecnologia ha inciso profondamente sull’esperienza dell’autoerotismo. Se un tempo la pratica si affidava quasi esclusivamente all’immaginazione individuale, oggi è accompagnata da dispositivi che integrano funzioni interattive, connessioni a distanza e persino algoritmi di apprendimento. I moderni strumenti dedicati al piacere non si limitano a vibrare, ma si adattano, memorizzano preferenze e possono essere sincronizzati con applicazioni, tracce musicali o contenuti audiovisivi.
Le app dedicate propongono percorsi guidati, racconti interattivi e meditazioni a sfondo erotico, contribuendo a costruire un’esperienza personalizzata e, al contempo, destigmatizzata. La dimensione tecnologica ha reso possibile anche una condivisione a distanza, trasformando talvolta il cosiddetto “piacere solitario” in una pratica condivisa e relazionale, pur mantenendo la centralità dell’individuo.
Questo sviluppo si inserisce in un contesto più ampio di digitalizzazione della sfera intima: la possibilità di gestire i dispositivi da remoto, di sincronizzarli con dati biometrici o di connetterli a piattaforme sociali dimostra come la tecnologia non si limiti a potenziare la pratica individuale, ma contribuisca a ridefinire il rapporto stesso tra corporeità, desiderio e interazione.

Aspetti scientifici e benefici per la salute

Oltre alla dimensione culturale e tecnologica, la ricerca scientifica ha contribuito a ridefinire l’immagine della masturbazione. Studi pubblicati su riviste specializzate, come The Journal of Sexual Medicine e Archives of Sexual Behavior, hanno dimostrato come l’autoerotismo produca effetti positivi sia sul piano psicologico sia su quello fisiologico.
La masturbazione riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, stimola la produzione di endorfine e favorisce un generale senso di benessere. È associata a una migliore qualità del sonno, grazie al rilascio di ossitocina durante l’orgasmo, e contribuisce a una maggiore sensibilità sessuale. Inoltre, ha un impatto positivo sulla circolazione sanguigna, sul rafforzamento del pavimento pelvico e, nel caso maschile, può avere un ruolo preventivo in alcune problematiche prostatiche. Secondo ricerche in ambito urologico, eiaculazioni regolari ridurrebbero il rischio di carcinoma prostatico, favorendo l’eliminazione di sostanze potenzialmente nocive dalla ghiandola.
Questi dati contribuiscono a consolidare l’idea che l’autoerotismo non debba essere percepito come comportamento marginale o superfluo, ma come componente integrante della salute sessuale e, più in generale, del benessere individuale.

La dimensione sociale e politica

Dal 1995, con l’istituzione del Masturbation May, si celebra a livello internazionale un mese dedicato alla sensibilizzazione sul tema. Questa ricorrenza, che unisce workshop, campagne e momenti di riflessione, non rappresenta soltanto una celebrazione simbolica, ma assume anche un valore politico. In un contesto in cui il corpo è spesso oggetto di norme sociali e restrizioni, l’atto di esplorare la propria sessualità in autonomia diventa espressione di autodeterminazione.
Per molte donne, persone queer, individui con disabilità o appartenenti a comunità marginalizzate, l’autoerotismo costituisce un mezzo per riappropriarsi del proprio corpo, affermando il principio di libertà individuale rispetto a norme eteronormative e modelli imposti. In tal senso, la masturbazione non è più soltanto un gesto intimo, ma anche un atto di affermazione identitaria e di resistenza culturale.
Il progressivo riconoscimento di tali dimensioni ha favorito un approccio più inclusivo, nel quale la sessualità non è intesa come prestazione o conformità a standard esterni, ma come diritto all’autodeterminazione. La valorizzazione dell’autoerotismo come pratica universale e trasversale rafforza la concezione della sessualità come parte costitutiva del benessere umano.

Uno sguardo d’insieme

L’analisi dell’evoluzione della masturbazione, dal silenzio che l’ha a lungo circondata fino alla visibilità attuale, mostra come questa pratica sia divenuta un prisma attraverso cui osservare i mutamenti sociali, tecnologici e culturali contemporanei. Essa rappresenta al tempo stesso un atto di conoscenza personale, una fonte di benessere fisico e psicologico, un fenomeno collettivo e, in alcuni contesti, una dichiarazione politica.
Nel mondo odierno, in cui i confini tra corporeità e tecnologia si fanno sempre più sottili, l’autoerotismo appare come un gesto capace di coniugare autonomia individuale e innovazione, benessere e consapevolezza, intimità e socialità. Non è più percepito come comportamento marginale o segreto, ma come elemento legittimo e riconosciuto della vita affettiva e sessuale.
Questa trasformazione, lungi dall’essere conclusa, mostra come il rapporto con il proprio corpo e con il piacere resti un terreno in continua evoluzione. Nell’epoca attuale, masturbarsi non è soltanto un gesto privato, ma anche un indicatore del grado di libertà, inclusione e consapevolezza che caratterizzano le società contemporanee.

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Trasgressioni a Ferragosto parte 2

Trasgressioni a ferragosto (SECONDA PARTE DI DUE)

Dopo circa un’ora, mentre il silenzio ovattato del villino era rotto solo dal frinire ostinato delle cicale e dal ronzio monotono del ventilatore, Marina sentì bussare alla porta.
Si alzò lentamente, stanca per il caldo che avvolgeva ogni cosa, e andò ad aprire.
Elio era lì, in piedi sull’uscio, con lo sguardo fisso nei suoi occhi, intenso, quasi a voler scavare dentro di lei.
«Tu mi devi un pranzo,» disse, con voce calma ma ferma, quasi fosse una sentenza.
Poi, all’improvviso, il gelo di quella serietà si sciolse in un sorriso disarmante.
«Dopotutto,» aggiunse con un’aria complice, «i giocattolini sono sottovalutati. Usami pure, ok? Lo so… resistermi è un’impresa.»
Marina gli mise una mano dietro la nuca, lo attirò a sé e lo baciò. Il bacio fu rapido a trasformarsi in qualcosa di più: le lingue che si cercavano, i corpi che si avvicinavano fin quasi a fondersi.
Si ritrovarono a spogliarsi lungo il corridoio, disseminando gli abiti sul pavimento, spia del loro desiderio non più celato. Le mani di Elio esploravano ogni curva, la bocca scivolava dal collo al petto, indugiando sui capezzoli tesi, mentre lei gemeva piano, le dita intrecciate tra i suoi capelli, il corpo che si arcuava ad ogni carezza, ad ogni colpo di lingua, finché il piacere le attraversò la schiena come un’onda lunga.
Sul divano, sul tappeto, contro la parete: ogni passo era un invito, e ogni carezza bruciava più del sole di agosto.

Quando la spinse sul letto, lei lo accolse senza esitazione. Entrò in lei con un movimento lento, profondo, che la fece sussultare e affondare le dita nei suoi fianchi. I loro corpi trovarono subito un ritmo, lento all’inizio, poi via via più veloce e affamato. Ogni spinta li avvicinava di più al punto di rottura.
Marina lo fissava negli occhi, le labbra socchiuse in un respiro irregolare, finché il piacere le esplose dentro, facendole stringere le gambe attorno ai suoi fianchi e gemere forte. Sentendo il suo corpo fremere sotto di sé, Elio cedette alla stessa marea, ansimando il suo nome, e venne su di lei, lasciando colare il caldo sperma sul suo ventre e tra le sue cosce.
Restarono così, abbracciati e ansanti, mentre il sudore si raffreddava lentamente sulla pelle. Elio le sfiorò il viso con le labbra, un bacio leggero dopo la tempesta, prima di rotolare di lato. Continuò a cercarla con le dita, con lo sguardo, tentando invano di comporre parole intere, ancora avviluppato in quel piacere che gli inceppava il fiato e i pensieri.
«Sì, è stato bellissimo Elio…» e poi avvicinandosi come se stesse per sussurrargli qualcosa di romantico, aggiunse: «Però prima che me ne vada, un po’ di sano sesso orale lo facciamo eh!» e gli stampò un bacio sulle labbra. Elio sgranò gli occhi per prenderla in giro e ritrovò le parole.
«Una brava ragazza come te vuole leccata la figa e vuole farmi addirittura un pompino con ingoio?»
«Non ho detto anche “ingoio”, ma sì.»
«Quanto sei porca!»
«Tanto, a dire il vero, ma adesso corri dai tuoi amici o ti daranno per disperso.»
Si rivestirono con calma, invece, ancora sorridenti e stanchi.
«Tu mi distruggi fisicamente, meno male che domenica vai via.»
«Infatti. Meglio per te.» Si diedero un ultimo bacio sulla porta e lui le strizzò le tette. «Porco. Ah, Elio. Il classico bagno di mezzanotte, lo farete?» chiese Marina, mordendosi appena il labbro.
Elio la guardò con un mezzo sorriso. «Io sono lombardo doc…col mare non ho nulla di “classico”.»
Lei si avvicinò, provocante, piegando appena il capo. «Un peccato…perché la tradizione vuole che si faccia completamente nudi.» Lui rise piano. «Solo per la tradizione, eh?»
«Solo per quella» ribatté lei, sarcastica e maliziosa.

L’appuntamento per rispettare insieme l’antico rito era stato fissato alle 23:30 ma alle 23 in punto Elio era già di nuovo davanti alla sua porta. Camminavano verso la spiaggia, il passo leggero, senza fretta. Le mani si cercarono, le dita si intrecciarono con naturalezza. Ogni tanto uno sguardo, un sorriso silente, mentre il mare, placido, li accompagnava con una melodia dettata dal lento rovinare delle onde sulla riva.
Lo scoccare della mezzanotte li trovò vicini, iniziarono a spogliarsi lentamente l’uno con l’altro. Ogni gesto era un fremito, una promessa d’estasi a cui entrambi bramavano di tenere fede. Nell’acqua, ogni passo rompeva il velluto del mare, e spruzzi d’argento alla luce della luna, si infrangevano sui loro corpi caldi, nudi. Lui la attirò a sé, la voglia saliva, il membro penetrò in Marina, le mani su quel culo che tanto gli piaceva. Le labbra si incontrarono in un bacio più urgente, e la notte di Ferragosto li avvolse, cancellando ogni altra cosa.
Uscirono dall’acqua gocciolanti, Marina gli prese la mano e lo trascinò al villino. Chiusero la porta alle loro spalle e, senza asciugarsi, si lasciarono cadere sul divano. Lo fissò con uno sguardo velato di lussuria, con un sorriso lento che le piegò le labbra mentre si lasciava scivolare in ginocchio; le mani percorsero le cosce bagnate prima di accogliere in bocca il suo cazzo con movimenti misurati e profondi, sempre più profondi. Elio gettò la testa all’indietro, un gemito basso che la fece sorridere. Lo leccò per bene, sotto alla cappella, quella parte che le piaceva così tanto, e lo guardò per spiare le reazioni sul suo viso. Quando lui provò a tirarla su, lei lo riprese ingorda e strinse ancor più con le labbra quel grande membro, continuando finché lo sentì irrigidirsi, le vene pulsare sotto la sua lingua e venne, venne forte, ansimando il suo nome, e Marina accolse tutto, fino in gola. Si fece sollevare, adesso sì, gli si sedette addosso e poggiò la testa sul petto ancora palpitante di Elio. «Ora mi riprendo eh.»
«Tranquillo, non c’è fretta. Elio…» sussurrò con voce dolcissima.
«Sì?»
«Cosa ne pensi del sesso anale invece?» sorridendo.
«Amore, sei una troia!» e risero insieme dell’apparente dissonanza di quelle due nuove parole.

Al mattino il telefono di Marina vibrava senza sosta sul tavolo in cucina.
«Ma se non rispondi a Mister Tempismo…cosa fa, manda giù i caschi blu?» ironizzò Elio, aggrovigliato a Marina nel lettone dove avevano passato insieme tutta la notte.
Marina lo baciò per zittirlo, ridendo. Giocarono, lei lo bloccò sotto di sé colpendolo ripetutamente coi suoi seni sul viso e intimandogli nuovamente di fare silenzio. «Signorina Marina, guardi che lei sta rischiando che la mia furia si abbatta sul suo culetto. Com’era quella cosa del sesso anale?» Fu allora che sentirono una voce: «Mariiii?»
Era Danila, rientrata in anticipo per farle una sorpresa. Marina ebbe appena il tempo di scavallare da Elio, lasciando il suo membro visibilmente eretto puntare il soffitto. Danila entrò nella stanza, restò ferma qualche secondo, mentre Marina fece prendeva il vestito dalla sedia e lo strinse contro il petto; a Elio, invece, non rimase che coprirsi con una mano.
«Ah.» Poi, con un mezzo sorriso, Danila aggiunse: «Ehm…non sono mai stata brava a fare le sorprese, continuate pure.» Richiuse la porta alle sue spalle. Marina ed Elio si guardarono impietriti. Poi lui disse: «Ma ha davvero detto “continuate pure”?» e scoppiarono insieme in una risata sommessa. Marina tornò subito seria e lo invitò a vestirsi. Lui ribatté che, poche ore prima, una certa ninfomane glieli aveva già sfilati in cucina. Marina infilò il vestitino ed uscì.

Trovò Danila in cucina, intenta a scrivere al telefono. «Stavo rispondendo ad Andrea, un attimo. “Sì, sì, è ce l’ha più grosso del tuo”. Non si capacita» scherzando, poi aggiunge «forse il tuo amico ha dimenticato qualcosa.» Le indicò i vestiti ordinatamente ripiegati sulla sedia. «Le mutande però no, quelle non me la sono sentita di raccoglierle.»
Marina ringraziò, aprì distrattamente la porta della camera e, senza nemmeno guardare, lanciò tutto addosso a Elio. «Che modi sono?» rise lui.
Dopo qualche scambio reciproco di scuse e battute, Danila dichiarò che aveva proprio bisogno di farsi una doccia. Marina bussò alla porta della camera da letto. «Puoi uscire» disse, aprendo appena uno spiraglio. Elio apparve sulla soglia con un mezzo sorriso malizioso. «Vado a lavarmi le mani…visto che le ho messe in certi posti.»
«Ok.» rispose lei distratta, ma un istante dopo spalancò gli occhi. «Nooo, aspetta!»
Troppo tardi. Elio aveva già aperto la porta del bagno. Dentro, Danila era chinata, intenta a sfilarsi la gonna.
«Oh, scusa, scusa!» disse Elio, ritraendosi di colpo e richiudendo la porta. Dal bagno arrivò la voce di Danila, divertita: «Sei un bel ragazzo, ma le cose a tre non mi piacciono. Grazie lo stesso!» Scoppiarono a ridere.
Più tardi, Danila propose un pranzo in spiaggia, invitò anche Elio, ma il pesce siciliano lo aspettava su una bella griglia fumante e a malincuore rifiutò. «Ah, allora stasera. Dovremo pur scambiare due chiacchiere entrambi coi vestiti addosso noi due.»
Marina si confidò con l’amica, parlarono di Andrea, del loro rapporto perfetto, del dispiacere nel dover chiudere la porta a un ragazzo come Elio ma, dopotutto, lo aveva conosciuto solo tre giorni prima.
La serata scivolò leggera, tra risate e confidenze sui colleghi, ricordi di viaggi, amori passati, animali e buon cibo, fino a perdersi a parlare di modelli d’auto. C’era la smania di chi non si è ancora avuto abbastanza. Andrea sembrava distante, e non solo fisicamente, quando gli sguardi di Marina ed Elio si incrociavano, improvvisamente seri.

La mattina dopo, appuntamento all’alba in spiaggia. L’acqua era fredda e trasparente. Giocavano, parlavano, si inseguivano. Poi Elio l’abbracciò: «Potrei innamorarmi follemente di una persona come te.» Un fremito le attraversò il corpo, ma soffocò i pensieri e lo baciò, un bacio dolce e breve, dietro cui si celava la tristezza di dovergli chiudere quella porta.
Il giorno passò tra momenti con Danila e attimi rubati da soli. Ma, durante il pranzo insieme, Andrea chiamò. Marina rispose. Elio distolse lo sguardo, malinconico. Danila, con la sua solita ironia, disse: «Prima o poi dovrete parlare dell’elefante nella stanza…e non sto dicendo che Andrea sia grasso eh. Che poi come animale al momento è più simile a un cervo.»
Marina la fulminò con lo sguardo, ribadì che non avrebbe lasciato Andrea e che Elio ne era informato, e lui sorrise amaramente: «Sì, consapevole di essere stato solo un passatempo di Ferragosto.» Danila smorzò: «Però che bel passatempo…guarda che bonazzo!»
Elio comunicò che aveva deciso di lasciarle del tempo per restare con l’amica, che si sarebbero salutati l’indomani, per sempre, prima della partenza di Marina. Marina non gradì, ma capì. Anche Danila tentò di dissuaderlo, dicendogli che le cose belle vanno vissute fino alla fine. Elio fu irremovibile. O quasi.
Ore dopo, mentre le due amiche gustavano un gelato in terrazzo, Marina vide in lontananza una figura familiare.
«Che mi è saltato in mente di venire in Sicilia con sto caldo? Dovevo andare in Alaska!» disse lui scherzando. Marina replicò che era ancora in tempo. «Eh, forse domani…oggi me la godo con una splendida fanciulla che domani va via, ho deciso di seguire il consiglio di una vecchia saggia.» Danila lo punzecchiò: «Vecchia a chi?» e sparì.
Elio baciò Marina. «Non è giusto che sia sempre io a venire da te però. Se mi fai dare una leccata ti perdono. Al gelato, sciocchina!»
L’ultima notte insieme fu intensa, ma stavolta i sospiri e i gemiti furono più cauti, quasi pudichi, come se il desiderio avesse imparato a parlare sottovoce. Dopo aver fatto l’amore, lui giocò le sue ultime carte: «E se fossi io l’uomo per te e non Mister Tempismo? Sicura che non vuoi essere convinta?» Marina sorrise, gli disse che gli sarebbe mancato, ma non aggiunse altro.
La mattina, Danila la accompagnò all’aeroporto. Dall’altra parte dell’Italia, Andrea la accolse con un bacio, ma il sapore non era lo stesso, pensò Marina.

La domenica seguente anche Elio fece ritorno al Nord. Il lunedì, già immerso nella routine, uscì dall’ufficio borbottando contro qualche collega insopportabile. Con lo sguardo fisso sul cellulare, stava per avvisare sua madre che non sarebbe passato da casa. Poi alzò gli occhi: Marina era lì, appoggiata con disinvoltura alla sua macchina.
«Tu sei matta!» le disse, lasciando affiorare un sorriso.
Lei sorrise: «Stavolta sono venuta io, vedi?» Lo baciò. «Convincimi che sei tu.»
«Marina…» dolcemente.
«Sì?»
«Com’era quella storia dell’anale? Dici che si può fare anche qui?» indicando con lo sguardo i sedili della sua auto.
«Sei proprio stupido.»
«E la mia autostima continua a salire…»
«Bene, ora pensiamo a lui allora.»

Fine

Martina

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Trasgressioni a Ferragosto parte 1

Trasgressioni a ferragosto (PRIMA PARTE DI DUE)

L’aeroporto Falcone-Borsellino era un brulicare di trolley trascinati di fretta, annunci all’altoparlante e odore di caffè bruciacchiato. Marina camminava tra la folla con il telefono stretto in mano, il pollice che saltava veloce da una chat all’altra.
Appena atterrata, amore — inviò ad Andrea.
Sei arrivata? Io sì — scrisse all’amica Danila, che se ne stava in giro per Parigi.
Troppo concentrata sullo schermo, non si accorse dell’uomo davanti a sé. Ci sbatté contro, il seno urtò contro le sue spalle.
«Scusami» disse d’istinto. Lui si voltò di scatto, lo sguardo rapido, quasi automatico, scese sul décolleté. «No ma figurati…è la prima volta che mi piace un tamponamento».
Marina colse l’occhiata e sbuffò, roteando gli occhi al cielo. Non aggiunse altro e lo superò, diretta verso l’uscita.

Il taxi la lasciò davanti al cancello bianco del villino di Danila, a Cefalù. Il sole era già alto, e il vestitino corto e scollato che indossava le aderiva leggermente alla pelle per via dell’umidità.
Recuperate le chiavi dal vicino indicato dall’amica, entrò.
Dentro, il villino era caldo e silenzioso. Sul tavolo dell’ingresso, un biglietto: Divertiti…ma non con il vicino, che è sposato. La calligrafia tonda e un piccolo cuoricino a fine frase erano tipici di Danila.
Marina sorrise tra sé, lasciò il trolley e iniziò ad abbassare le spalline del vestito mentre si avviava verso una tanto agognata doccia. Il tessuto le scivolò giù dai fianchi, rivelando la pelle già leggermente dorata. Il vestito le si impigliò ai tacchi — la solita pasticciona — e si piegò per slacciare le cinghiette delle scarpe, che lanciò vicino a sé per poi far fare un lungo volo al vestitino. Un passo dopo l’altro, si liberò anche delle mutandine che lasciò cadere vicino alla porta del bagno.

Aprì l’acqua fredda della doccia: il primo getto colpì il seno, facendole contrarre i capezzoli. Rimase immobile per un istante, respirando piano, lasciando che il fresco si diffondesse dalla pelle all’interno del corpo. Passò le mani sul collo, risalendo alla nuca, poi scese lentamente lungo i fianchi, seguendo la curva dei glutei e lasciando che le dita si insinuassero appena tra le cosce.
Le gocce le accarezzavano il ventre e si infrangevano contro il monte di Venere, per poi scivolare giù tra le gambe, unite e rilassate. Sciolse i lunghi capelli che, bagnati, aderirono alla schiena, scivolando come una seta pesante fino a sfiorarle le natiche. Inclinò il capo all’indietro, lasciando che l’acqua le lambisse le labbra socchiuse e si mescolasse al respiro caldo che le usciva dalla bocca.
Insaponò lentamente i seni, giocò con movimenti circolari, facendo scivolare la schiuma intorno ai capezzoli turgidi e indugiando su di essi finché abbandonò il destro per far scorrere la mano verso il ventre, superandolo e continuando oltre, proprio lì, dove il calore e il fresco si incontrarono in un brivido. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo quell’aria densa di mare, sentendo il cuore batterle lento ma forte, assaporando il piccolo paradiso nato dal contrasto tra l’acqua fredda e la pelle ardente.

La mattina seguente, seduta su una sdraio con un libro aperto fra le mani, Marina stava già perdendosi tra le righe quando un’ombra si allungò sulla pagina. Sollevò appena lo sguardo, infastidita dal cambiamento di luce: c’era una figura che osservava la copertina. Poi sentì quella voce maschile, calda e vagamente ironica, rompere il silenzio.
«Se è interessante come la copertina…quasi quasi vado a vedere il film appena esce.»
Alzò lo sguardo, gli occhi azzurri che lo fissavano da sopra gli occhiali da sole.
«Ti dispiace?» gli disse Marina tornando subito al libro, infastidita dall’ennesimo disturbatore.
«Dispiace un po’ alla mia autostima. Non ti ricordi di me?»
Lei sollevò di nuovo lo sguardo, abbassò gli occhiali da sole e sì, lo riconobbe.
«Ma certo!» sorrise sarcasticamente. «Sei il tizio che ama guardare le tette delle sconosciute all’aeroporto.»
«Sì, e anche al mare» e di nuovo lo sguardo fece capolino sul seno procace su cui poggiava un sottile filo dei capelli neri di Marina, «però puoi chiamarmi Elio, per abbreviare lo dico. Metti che stai affogando, se devi star lì a gridare “aiutami tizio che ama guardare le tette alle sconosciute in aeroporto e al mare”, capisci bene che rischi la vita, anche perché io perdo pure il mio tempo a indossare i braccioli, il salvagente…»
Finalmente Elio riuscì a strapparle un sorriso. E non fu certo l’ultimo che Marina, in quelle ore, gli restituì.

Il resto della giornata lo passarono insieme, tra tuffi in mare e giochi in acqua, tra un gelato e una granita, la complicità tra i due cresceva di ora in ora, semplicemente, alternando sberleffi a veloci aneddoti delle proprie vite.
Dopo cena lo rivide al chiosco, con due birre in mano. Gliene porse una senza chiedere. Era con degli amici, ma, stranamente, con loro parlò poco, le sue attenzioni erano tutte dirette verso Marina che stava giocando col cagnolino di un’amica che l’aveva raggiunta. Anche lei lo controllava a distanza, ogni tanto, attenta a non farsi scoprire.
Quando tornò al villino, Marina passò la lingua sulle labbra come se volesse ricercare ancora il sapore della birra offerta da Elio. Sorrise. E se ne accorse.

I due si cercarono la mattina successiva, si trovarono. La spiaggia era ben viva nutrita di voci e risate.
Marina stava all’ombra dell’ombrellone, un libro in mano, quando Elio, appena uscito dall’acqua, le passò davanti e, senza preavviso, si scosse i capelli bagnati proprio sopra di lei.
«Ehi!» protestò, stringendo il libro per non bagnarlo.
«Ops…» fece lui, con un sorrisetto che non lasciava spazio a dubbi sul fatto che fosse un gesto calcolato. Si sedette accanto a lei, ancora gocciolante, e lasciò che lo sguardo scivolasse con disinvoltura verso il costume di Marina, uno spettacolo per i suoi occhi ingordi.
«Ma sicuro che i tuoi amici non sentano troppo la tua mancanza? Sentiti libero di andare a infastidire anche loro, eh.»
«Ti ignoro perché so che mi adori. Oh, ma lo sai che domani a pranzo con i miei amici ci facciamo una bella grigliata di pesce siciliano? Finalmente!» disse, allargando le braccia come se stesse annunciando un evento memorabile. «Non vedevo l’ora.»
Poi, inclinando la testa verso di lei, aggiunse: «Avevo pure pensato di invitare una siciliana…ma ne conosco solo una, ed è antipatica.»
Marina, senza alzare lo sguardo dal libro, replicò con finto distacco: «Quella siciliana lì, oltre a essere antipatica, è pure vegetariana. Quindi, secondo me, non avrebbe accettato.»
Elio rise. «Pure vegetariana? Meno male che è carina, guarda…perché i difetti li ha tutti.»
«Aspetta, aspetta…devo segnare sul diario che mi hai fatto un complimento» disse lei, voltandosi verso di lui con un mezzo sorriso. Posò il libro accanto a sé, poi si girò lentamente, lasciando che il sole le accarezzasse la schiena. Piegò un braccio sotto il viso, facendo scivolare i capelli su un lato, e slacciò piano il laccetto del costume, liberando la pelle alla luce. Corrucciò lo sguardo, scherzosamente. «Per celebrarlo, a pranzo potrei persino cucinare qualcosa per te. A tuo rischio e pericolo, ovvio.»
Gli occhi di Elio seguirono il movimento, soffermandosi sul sedere pieno e dorato dal sole. Un lampo malizioso gli attraversò lo sguardo. «Beh, se me lo chiedi così…accetto la sfida, ma se muoio, dico a tutti che è colpa tua.»
Andarono insieme a comprare il necessario. Tra i banchi affollati, una venditrice sorrise a Elio, indicando le cassette di pomodori. «Alla sua fidanzata diamo i pachino o i datterini?» Marina trattenne un sorriso, fingendo di concentrarsi sulla scelta di altro. «Pachino, grazie.» Elio le lanciò uno sguardo di traverso, ma non replicò.

Arrivati al villino, Marina si mise subito ai fornelli. Elio la osservava muoversi canticchiando, con i capelli raccolti, il costume ancora addosso e quella gonna così aderente che disegnava il suo culo alla perfezione.
«Se continui a muoverti così, rischi di farmi venire certe voglie» mormorò lui.
«Parliamo ancora del pranzo?» ribatté lei, voltandosi appena con un sorriso sornione. Riempì di nascosto un cucchiaio con del couscous e glielo lanciò addosso. Lui la guardò storto ma lei continuò a provocarlo «non avevi fame scusa?»
Lui prese un pomodoro, si avvicinò con calma dietro di lei, le mise la mano sotto il mento e lo strizzò proprio in mezzo ai seni.
«Visto che ti piacciono così tanto i Pechino.»
Lei lo corresse: «Pachino!» fingendosi scandalizzata dal gesto. Lui mosse ancora il pomodoro sulla spalla nuda di Marina e cominciò ad assaggiarlo dal suo corpo. «In effetti è molto buono.»
Strofinando il proprio bacino verso quello di Elio, Marina si girò e aggiunse «e adesso chi pulisce qui?» indicando con gli occhi le strisce e gli schizzi del pomodoro sulla sua pelle. Lui scostò col dito il costume e iniziò a leccarla. «Proprio lì era pulito, Elio» con un rimprovero scherzoso. Spostò con la mano la testa di Elio, lui scivolò con la lingua sul suo collo le afferrò la vita, la guardò per qualche secondo e le disse: «Hai ragione, sono un cafone, assaggia anche tu» e le baciò le labbra mentre il suo membro sempre più gonfio poggiava tra le cosce di Marina. I due si baciarono a lungo, le mani di lui passeggiarono sotto alla gonna di Marina, arrivando a stringerle quel bel sederino su cui tanto aveva fantasticato in quei giorni. Quando la bocca di lui scese di nuovo sul collo, Marina fece scivolare le sue mani sotto la maglietta di Elio, accarezzandogli la schiena possente, fino alle spalle.
«Ti voglio», le sussurrò all’orecchio. Lei camminò col corpo aderente al suo, spingendolo contro il tavolo da pranzo, gli sfilò la maglietta, portò la testa di lui più giù e gli permise, stavolta, di leccarla, liberamente.
«Dimmi che non hai messo una zucchina nei pantaloni» disse lei scendendo a toccare Elio in mezzo alle gambe.
«Ho un cazzo lì, va bene lo stesso? Ed è tutto per te. E sta diventando durissimo».
Continuarono a sentire la loro voglia, stretti, sudati. Lui sollevò le cosce di Marina attorno a sé, e stretti così la fece sedere sul tavolo.
Il respiro di entrambi si fece più veloce, i corpi ancor più vicini…in una danza di continuo cercarsi e scontrarsi.
Poi, sul tavolo, il telefono di Marina vibrò. Entrambi si girarono. Lo schermo illuminato mostrava due parole: Amore mio.
Elio cambiò espressione. Marina lo guardò, ma prese il telefono e rispose. «Andre…posso chiamarti dopo?»
Elio intanto aveva già raccolto la sua maglietta e stava uscendo dalla porta. Marina, chiuse con Andrea inventando una scusa. Gli gridò di aspettare, ma Elio non lo fece.
Gli corse dietro. Lo chiamò per nome, lui si fermò, attese che lei gli si mettesse davanti e le disse: «Guarda, non voglio essere il giocattolino di nessuno.»
«Hai ragione…avrei dovuto dirtelo.»
«Da quanto state insieme?»
«Quasi due anni e mezzo. Viviamo insieme in realtà.»
Il disprezzo negli occhi di Elio fu netto. La dribblò e andò via.

Martina

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Godere con la bestemmia

Godere con la bestemmia

Godere con la bestemmia: perché alcuni trovano eccitante offendere il divino?

C’è chi sussurra “ti amo”, chi geme “più forte”…e chi, a un certo punto, esplode con una bestemmia che farebbe arrossire anche il parroco più di manica larga. Succede. Spesso. Più spesso di quanto pensi.
Lavorando per una linea erotica, vi assicuro, noi ragazze ne sentiamo di tutti i colori. Alcuni chiamanti vogliono dolcezza, altri sottomissione, e poi ci sono loro (forse anche tu): quelli che nel momento di massimo piacere…pensano a Dio, a Gesù, a sua madre e magari anche al bue e all’asinello. Ma perché?
Perché bestemmiare può eccitare? Dietro questa voglia di avere il sacro mentre si scopa, c’è molto più di quanto sembri: storia, antropologia, parecchia libido repressa.
Per alcuni è solo uno sfogo impulsivo, per altri è quasi piacevole, come se si regolasse un conto in sospeso. Può essere liberatoria, forse, per chi la pronuncia, ma perché persino eccitante? Andiamo alla scoperta di un fenomeno con radici profonde e notevolmente sfaccettate.

La bestemmia come valvola di sfogo

Partiamo dal primo livello: lo sfogo emotivo. Da sempre, l’essere umano ha bisogno di scaricare tensioni. Dalla clava lanciata in aria dal cavernicolo furioso al pugno sul tavolo del laureando che perde ore di scrittura della tesi (imposta il salvataggio automatico a un minuto, su), il bisogno di liberarsi da una pressione interna è universale. La bestemmia, in questo senso, è una bomba verbale perfetta: rompe un tabù, genera un picco emotivo, e al contempo offre sollievo (anche se su questo punto se ne potrebbe discutere parecchio).
Probabilmente, in un’epoca in cui tutto dev’essere controllato, filtrato, autocensurato, l’atto di bestemmiare rappresenta una trasgressione pura come quegli insulti dei leoni da tastiera verso il vip di turno. Ma questa trasgressione, il bestemmiare, rientra tra quelle che, a quanto pare, hanno un certo sex appeal che odora di ribellione.

Antropologia del sacro e del profano

Antropologicamente parlando, la bestemmia non è altro che un’inversione rituale. In molte culture, infatti, esiste l’idea di rovesciare l’ordine sacro per esorcizzare il male, per ridere della morte, o per ridefinire i confini della normalità. Capito? Dai su, un piccolo sforzo. È un po’ come in quei carnevali medievali in cui il buffone interpreta, diventa re, ma anche gli insulti alle divinità nei riti dionisiaci, sono testimonianze del fatto che l’essere umano ha sempre giocato col sacro per ristabilire un equilibrio col profano, per “umanizzarlo”.
La bestemmia, in fondo, è questo: un’irriverenza rituale. Un modo per confrontarsi col divino, per ridurlo a misura d’uomo. Ora è più chiaro? Possiamo proseguire? Lo so cosa si aspetta.

Bestemmia e libido: un’accoppiata che non ti aspetti

Eccoci qui. Iniziamo da una verità scomoda: la bestemmia è un atto proibito. E cosa c’è di più eccitante del proibito? Andiamo un po’ indietro nel tempo: ricordi quando ci dicevano “non toccare”? Uuuhh, che voglia di toccare, no? E appena si poteva, che cosa facevi tu? Toccavi il proibito.
Le parole proibite scatenano qualcosa di profondo: un a volte irresistibile connubio tra paura, trasgressione e piacere. Quando ti viene voglia di bestemmiare o farci bestemmiare nel bel mezzo di una chiamata hot, non è solo un insulto rivolto a chi dai deciso di mettere in mezzo, è una sorta di colpo di reni verbale, lo accompagni con la foga dell’averci (o del farti prendere), un modo per trasgredire al quadrato mentre la mogliettina dorme magari.
Ci può stare? Va bene, intanto che ci si riflette un po’ aggiungo anche un’altra cosa eh.

Un po’ di storia, tra forche e fantasie

Se oggi ti squalificano dal Grande Fratello, nel Medioevo, dove si stava bene senza i reality, bestemmiare era un affare molto molto serio. Si rischiava non solo di venire multati, ma perfino la tortura, pensa te. Mica te lo sto dicendo per perdere tempo eh, ma perché questo può farci riflettere di come, nel tempo, magari, possa essersi consolidata come quasi una sfida al potere, una sorta di inno alla libertà.
Diciamo pure che poteva essere un modo per non inginocchiarsi, per non prostrarsi…va bene, ho pensato al sesso orale e adesso devo concentrarmi un attimo. Ci sono quasi…ok! Dicevo che era come un gesto che gridava: “io non mi inginocchio davanti a nessuno, nemmeno a Dio!”.
Se il desiderio di inginocchiarsi può richiamare a noi maialini una immagine sessuale, in questo caso si tratta proprio del contrario. L’eccitazione che nasce dal non inginocchiarsi perché non si deve chiedere permesso a nessuno per fare certe cose. Mi spiego? E meno male che avete noi al telefono come valvola di sfogo eh! Monellacci.
Allora, abbiamo fatto storia, ora passiamo alla geografia?

Una parentesi geografica: dove si bestemmia di più

Pronti per verificare se alcuni luoghi comuni sono fondati? Quali sono le città italiane che hanno il B factor?
Secondo un recente studio di Preply, Venezia è la capitale della bestemmia con una media di 19 imprecazioni al giorno. Seguono Brescia e Padova (17), poi Genova (14), Messina (12) e Milano (11). Bah. Io mi aspettavo di trovare la Toscana, posso dirlo caro Preply? Chissà se mi legge. Penso di sì, chi non mi legge del resto?
Se pensate che questi siano i soliti anziani col dialetto pesante a far alzare l’indice B, vi sbagliate: tra i 16 e i 24 anni si bestemmia in media 14 volte al giorno. Gli over 55, invece, si limitano a un più casto 3,9 (sarà che non finiscono la parola?). Prima o poi mi metterò d’impegno per contare quelle dette con qualcuno di voi. Mi sembrano numeri davvero ridicoli questi. Perché in fondo la bestemmia, nel lavoro da operatrice telefonica (ma non insistete se vi dicono che non vogliono), per qualcuna di noi, è quasi prassi.

La bestemmia come dirty talk estremo

Se il dirty talk è un’arte che tutte noi pratichiamo quando richiesto, alcuni si spingono oltre qualche parolina piccante, desiderano che l’eccitazione si mescoli con il proibito.
In fondo, la bestemmia erotica forse è solo l’ennesima prova che l’essere umano ama godere con tutto se stesso: corpo, anima, e anche le parole. Sono una brava ragazza e ho scritto “corpo” e non “cazzo” eh.
Per concludere torniamo a noi: qui a LuxuryLine nessuno giudica le tue bestemmie, e se durante una telefonata ti scappa qualcosa che scandalizzerebbe la tua fidanzata, cambia fidanzata! No, no, scherzo, scherzo, per carità.
Bah, qualsiasi sia il motivo alla base delle bestemmie, troverai sicuramente delle molto dirty e sexy ragazze che condivideranno questa tua passione. Il consiglio che posso darti, però, è di mettere alla prova anche le non-bestemmiatrici: fidati, le conosco, e hanno molti modi per farti toccare il cielo con un…dito.

Scusate, redazione, ma io non avevo scritto “dito”, chi è che mi ha cambiato il file? No, no, non va bene, ma porca puttana!!

Divertiteviiii.

Martina

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Il piacere voyeuristico

Il piacere voyeuristico

Guardare (senza toccare): il piacere voyeuristico

C’è chi ama essere accarezzato, chi leccato, chi frustato, chi appeso a testa in giù con una pallina in bocca e un’asta tra le cosce (o peggio). E poi c’è lui: il voyeur! Discreto, silenzioso, che riesce a mimetizzarsi nell’ombra col fiato sospeso o fingersi un animaletto sbirciando da un cespuglio una coppietta che scopa inconsapevole in auto. Mimetizzato nell’ombra o tra la carta da parati a fiorellini della nonna, il voyeur non tocca, non parla. Guarda. Con desiderio, con foga, con una fame tutta sua.
Il voyeurismo è quindi, tanto per cominciare, quell’eccitazione che nasce dallo sguardo. Ma non si tratta di un guardare qualsiasi. È uno sguardo affamato, ancor più eccitante se rubato, clandestino, quello che si insinua attraverso una tenda socchiusa o dal buco della serratura del bagno dove la zia tettona sta facendo la doccia. È il brivido dell’invisibilità, l’ebbrezza del proibito, l’adrenalina dell’accesso non autorizzato (ma su questo aspetto faremo qualche precisazione).

Voyeurismo: definizione clinica e realtà sensuale

In termini clinici, il voyeurismo è definito come una parafilia, ovvero una deviazione sessuale, quando l’eccitazione deriva principalmente dall’osservare persone ignare di essere guardate durante atti intimi. Questa definizione, per certi aspetti rigorosa, non racconta tutti gli aspetti di questa storia. Al di là dell’aspetto medico, il voyeurismo ha radici che si immergono nell’esperienza erotica e culturale, rappresentando un desiderio sensoriale e mentale che può essere vissuto, oggi più che mai, in modo sano e consensuale.
Lasciamo da parte la psicopatologia e guardiamo quindi all’essenza erotica, culturale, sensoriale del fenomeno. Molti di noi potrebbero affermare di non aver mai sbirciato un corpo altrui con un certo fremito? E, dall’altro lato, chi non si è mai eccitato un po’ di più all’idea di essere spiato in atteggiamenti intimi col proprio partner o con la propria sessualità? Spesso, una situazione ambigua, riesce ad accendere la nostra voglia più di una notte di sesso con la persona più eccitante del mondo.
Il voyeurismo, nello specifico, non è solo “guardare”. L’eccitazione è data più dall’immaginare di entrare senza bussare, con gli occhi, una forma sottile di possesso mentale e carnale. E, se vissuto con consapevolezza e consenso, può diventare uno degli afrodisiaci più potenti del repertorio erotico umano, trascendendo il mero guardare. Perché?

Il piacere dello sguardo

Perché guardare è già un atto erotico. Non lo dice solo la semiotica, lo dice anche il nostro corpo quando si accende senza essere sfiorato, solo per aver indirizzato lo sguardo su qualcosa di particolarmente gradito ai nostri ormoni. Lo sguardo non è mai neutro, ma ha direzione, peso, intenzione. Può spogliare più di quanto riesca a fare una mano, può entrare sotto pelle, tra la pelle.
Il voyeur trasforma lo sguardo in orgasmo. Non ha bisogno di toccare. Gli basta esserci. Immobile, silenzioso, presente. Ogni dettaglio è suo. Ogni movimento diventa parte di un suo film interiore, girato solo per lui. A volte il corpo accompagna (una mano, un respiro…), a volte è solo la testa che parte e non torna più.
C’è chi guarda per gioco, chi per trasgressione, chi per solitudine. C’è chi lo fa dal vivo (dal balcone, da una fessura, da dietro una tenda) e chi preferisce l’esperienza digitale, per vivere l’emozione di osservare senza nessun timore di essere visti, magari perché dopo quella denuncia della vicina di casa che lo ha beccato col binocolo…

Voyeurismo consapevole: si può fare

Però no, non tutto il voyeurismo è molestia. Esiste una dimensione erotica consapevole e condivisa, lo abbiamo accennato. Non solo è ormai ampiamente possibile, ma a quanto pare anche molto eccitante. Ed è molto flessibile, diciamo così, come “applicazione”.
In molte pratiche BDSM, per esempio, il voyeurismo serve a potenziare il desiderio. C’è chi ama farsi guardare, chi gode a restare nell’ombra, ma entrambi sanno cosa fanno, entrambi ne traggono piacere. Non c’è invasione, c’è gioco, un gioco in cui il livello di perversione è nelle tue mani.
Immagina: una donna nuda al centro di una stanza. Intorno a lei, altri corpi che la osservano, senza toccarla. Lei è l’oggetto del desiderio: osservata, non invasa. Ed è proprio questa distanza a eccitarla, sul serio.
Oppure sei proprio tu a guardare dal vivo: due sconosciuti che si accoppiano davanti ai tuoi occhi, anche tu, per loro, un perfetto sconosciuto di cui non riescono nemmeno a scorgere il viso, ma tu sei lì, coinvolto, e questo ti infuoca e infuoca la coppia che finge o no di non essere osservata.

Voyeurismo 2.0: il digitale tra frontiere abbattute e frontiere da rispettare

Se un tempo si spiava dai buchi delle serrature, dai cespugli o dalle tende, oggi invece basta una connessione internet.
Il voyeurismo digitale si manifesta attraverso contenuti condivisi in tempo reale e non, cam erotiche, piattaforme a pagamento, aree segrete (a proposito, hai già dato un’occhiata alle foto sexy nella pagina dello Shop?). Sei comodamente a casa, con una mano tra le cosce e l’altra sul mouse, mentre guardi arrapato degli scatti di alcune delle ragazze sexy di LuxuryLine che si mostrano, si offrono a te e alle tue perversioni. Il gioco del vedere e non essere visti diventa ancora più potente, soprattutto se poi puoi anche chiamare al telefono quella ragazza.
È sempre bene tener presente che, nell’esperienza generale del web, deve esistere un confine invalicabile. Quando si parla di fantasie, tutto (sapete a cosa ci si riferisce) è consentito, ma attenzione, perché, nel web, i video rubati, i contenuti “leaked”, e le pubblicazioni senza consenso sono violazioni gravi. Qui finisce l’erotismo e comincia la violenza.
Spiare qualcuno senza il suo consenso può essere particolarmente eccitante, siamo d’accordo, ma è una violazione. Punto.
Il voyeurismo può essere una fantasia potente, ma deve restare fantasia o diventare un gioco condiviso tra adulti consapevoli.
I guardoni non devono preoccuparsi però, perché esistono spazi sicuri, anche dal vivo: club privati, community online, giochi di ruolo in coppia. Basta saper dire cosa si vuole, cosa no, e con chi. Da lì si può esplorare uno dei piaceri più raffinati della psiche erotica.

Letteratura, cinema, cultura pop: il voyeurismo è dappertutto

Non è certo di un fenomeno nuovo quello di cui ci siamo occupati. È ormai ovunque. Lo avete notato? Eccone degli esempi allora. Hitchcock ne ha fatto un capolavoro sul tema con “La finestra sul cortile”, ma la lista è lunga: “Eyes Wide Shut”, “Shame”, “L’uomo che guarda”, certi episodi di “Black Mirror”. Il voyeurismo è uno specchio del nostro tempo. Siamo una civiltà che guarda e si fa guardare. I social sono una forma accettabile e sterilizzata di esibizionismo. Le stories di Instagram sono finestre sul desiderio altrui, solo meno sudate.
Anche la letteratura non scherza: Bataille, Anaïs Nin, Nabokov. Tutti, a modo loro, hanno raccontato l’ebbrezza dell’occhio che spia e gode.
Resta allora una domanda da porsi, infine.

Perché il voyeurismo ci accende così tanto?

Perché è una tensione perfetta tra lontananza e intimità. Ti ecciti senza esporti, ti senti parte di qualcosa senza esserne coinvolto fisicamente. È desiderio puro, non filtrato. Nessuna dinamica di coppia, nessuna performance. Solo un occhio che guarda, un corpo (o più) che si muove, un desiderio che cresce.
Guardare senza toccare è una forma altissima di autocontrollo erotico. Un esercizio di tensione. Un gioco di potere. Chi guarda ha il dominio. Ma anche chi si fa guardare ha il controllo della scena. È un equilibrio che funziona e che diventa sublime.
E tu? Hai mai guardato qualcuno in silenzio, con l’aria di chi sta per fare qualcosa…ma non la farà?
Oppure ti sei mai spogliato lentamente, sapendo (o sperando) che qualcuno ti stesse osservando?
Raccontaci le tue esperienze e fatti sorprendere da quelle delle calde ragazze di LuxuryLine. Ti aspettano.

Astarte

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Eva 107

Sono Eva, la distrazione che stavi cercando e il pensiero da cui non riuscirai a liberarti.
Posso essere un sussurro dolce o una scossa improvvisa, dipende tutto da te.
Sono pugliese, e come la mia terra, sono calda e intensa.
Ti basta una chiamata per capire che il peccato, a volte, ha un nome semplice…Il mio.

Se sei curioso di sapere quando mi puoi trovare in turno clicca QUI

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