Luxury short stories: vita da padrona
Eccomi finalmente a casa dopo un estenuante pomeriggio di shopping. Butto tutte le borsine sul divano tranne una: il mio autoregalo. Tolgo gli stivali e li lascio disordinatamente nel corridoio prima di entrare in camera.
Mi siedo sul bordo del letto ed estraggo il contenuto dal sacchettino: è ricoperto da una velina profumata che scarto con impazienza! Bello, bellissimo il mio nuovo completino intimo!!
È composto da reggiseno, perizoma e reggicalze di pizzo nero decorato da piccoli Swarovski. Non vedo l’ora di vedere come mi sta quindi tolgo il giubbino e sfilo il vestito di velluto.
Mi metto davanti allo specchio e, guardando il mio riflesso compiaciuta, tiro via la lingerie che stavo indossando e la sostituisco con il mio nuovo acquisto, aggancio il reggicalze alle autoreggenti che già portavo e voilà, sono pronta!
È stupendo, mi sta a pennello e comincio a fantasticare sull’effetto che farà a chi me lo vedrà addosso e, visto che il solo pensiero mi eccita, inizio a toccarmi.
Comincio dal seno soffermandomi con i polpastrelli sui capezzoli, disegno piccoli movimenti circolari, poi scendo tra le gambe e mi accarezzo da sopra le mutandine.
Sono così bagnata che decido di sdraiarmi sul letto. Ora le dita scivolano sotto il tessuto per stuzzicare il clitoride e per entrare nella mia fighetta calda. Le muovo velocemente su e giù fino a raggiungere l’orgasmo.
Ho ancora il respiro accelerato quando una voce mi riporta alla realtà. “Padrona”. Mi ero completamente dimenticata della sua presenza.
“Schifoso guastafeste, mettiti in ginocchio ai miei piedi e leccali. Non osare guardarmi o ti schiaccio quella faccia di merda che ti ritrovi”.
Mi siedo sul bordo del letto per permettergli di eseguire il mio ordine.
“Allora… Ti eccita guardarmi vestita così vero? Guarda che muso da cane affamato, sei patetico! E sai qual è la cosa più divertente? Che potresti supplicarmi per ore, potresti essere l’ultimo uomo sulla faccia della terra e comunque non me ne fregherebbe niente di te”.
Lo obbligo con un calcio a sdraiarsi per terra. “Giù, forza, quello è il posto dove stanno i vermi come te”. Lo osservo dall’alto, non è neanche degno di essere calpestato quindi mi limito a sfiorare il suo corpo camminando verso la porta. Mi volto e gli sibilo: “ricordati chi comanda”.
Dopo qualche minuto suona il campanello, finalmente è tornato il mio ragazzo, era proprio lui la persona alla quale stavo pensando toccandomi.
Scopiamo in salotto e…mmm quanto mi fa godere! Intanto quella nullità è costretta a sentirci, è costretta ad assistere a ciò che non potrà mai nemmeno immaginare di fare!
Clarissa 69