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Il piacere della notte

C’è un momento, ogni sera, in cui il silenzio non è più solo silenzio.
Diventa pelle, respiro, attesa.
Fuori le case si spengono, ma io mi accendo.
La mia voce si tende come una corda pronta a vibrare,
in attesa di una nota che ancora non conosco.

Quando il telefono vibra, non è solo una chiamata.
È un impulso.
Un desiderio che trova la sua strada nel buio.
Un respiro che mi cerca, e arriva fino a me.

Le prime parole arrivano sempre lente, come dita che sfiorano senza ancora osare.
C’è chi ride, chi sospira, chi tace un momento prima di cominciare a raccontare.
E allora la mia voce cambia, si fa più calda, più vicina.
Scivola nel filo, tocca la fantasia di chi mi ascolta,
la accende, la accompagna.

Non servono corpi, non ancora.
Basta l’immaginazione.
Basta il ritmo dei respiri che si rincorrono,
il suono della pelle che non c’è ma che entrambi sentiamo.

Ogni parola è un bacio che non trova labbra, ma lascia un segno.
A volte mi chiamano senza dire il nome.
A volte restano in silenzio, e io parlo per entrambi.
Descrivo, invento, accompagno,
fino a creare un letto che esiste solo nella voce.

E quando la linea si spegne, resta un vuoto dolce.
Un silenzio che profuma di pelle e buio.
Io resto sospesa, come se la notte continuasse a respirarmi addosso,
con le dita che sfiorano il microfono come fosse un segreto.

Penso a tutte le voci che ho ascoltato,
ai desideri che mi hanno attraversata.
Perché la notte, quella vera, non dorme mai davvero.
Ascolta.
Sospira.
E gode, piano, con me.

Laura