Dolcetto o Scherzetto?
Amelia si guardò allo specchio ancora una volta. Il vestito da strega era proprio come lo aveva immaginato: corto, aderente, con il pizzo nero che le sfiorava la pelle, le tette strizzate in un corpetto adatto alla serata (da urlo!).
Avevano concordato tutto lei e il suo Davide: lei, la strega; lui, il diavolo. Una coppia perfetta per la loro serata di Halloween.
Le candele sparse nella stanza proiettavano ombre danzanti, ed Amelia osservò soddisfatta l’effetto dell’allestimento: era riuscita a conferire all’ambiente un’atmosfera oscura e sensuale, perfetta per rendere la serata un po’ più vivace. Passò lentamente un dito sulle labbra, come per assicurarsi che il rossetto fosse ancora intatto, quando un brivido le attraversò la schiena.
Il campanello suonò.
Amelia si voltò verso la porta, sorpresa. “Così presto?” mormorò tra sé, sistemando in fretta una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Si avvicinò e aprì, il sorriso già pronto sulle labbra.
Alla porta, una figura alta e vestita di nero, un mantello lungo che copriva quasi tutto il corpo, una maschera da vampiro a celare il volto, e una rosa rossa stretta tra le dita.
«Dolcetto o scherzetto?» disse lui avvicinandosi al suo orecchio, con una voce bassa volutamente alterata, come per dare il via al gioco di ruolo.
Amelia sorrise, divertita dalla sua improvvisazione. «Scherzetto», disse, il tono allegro ma con un’ombra di curiosità negli occhi.
«Sei coraggiosa, streghetta», mormorò, con la voce bassa e appena alterata, sfiorando con le dita la spalla nuda.
Prima che lei potesse rispondere, la prese con decisione per i polsi e la fece voltare. Amelia trattenne un sussulto, sorpresa più che spaventata. Sentì le dita di lui che scorrevano lungo la sua schiena, lente, fino a sciogliere la cintura viola che le stringeva la vita.
Per un istante credette che volesse “soltanto” spogliarla, ma quando il tessuto le sfiorò il viso e si tese attorno ai suoi occhi, capì che la sua intenzione era un’altra.
In un attimo si fece buio, e quel buio la eccitò più di quanto avrebbe mai ammesso. Il corpo di lui aderì al suo, il respiro caldo, controllato, le lambiva l’orecchio, Amelia vibrò con un’intensità che da tanto non provava. «Meno male che non hai scelto il costume da Freddy Krueger amore, altrimenti mi avresti rovinato il vestito con la mano» disse lei cercando di smorzare la tensione, pensando in che tragedia potesse finire il petting. Lui non fece una piega.
Ogni gesto seguente fu un crescendo silenzioso: le mani di lui che la cercavano con sicurezza, il mantello sfiorava le sue cosce nude; il suo odore aveva un fascino quasi ipnotico, condito dal gioco che, in quella notte di maschere, sembrava rivelare un lato inaspettato del loro desiderio.
Amelia si abbandonò a quel contatto, al ritmo lento e deciso dei movimenti dei loro corpi, l’uno contro l’altro. Afferrò le sue mani per condurlo in camera da letto, ma fu lui a prenderla in braccio, le mani ben aperte sulle rotondità del culo di Amelia; l’appoggiò al muro, vicino alla soglia dalla camera da letto dove di lì a poco avrebbero consumato la voglia di aversi; tuffò il viso tra i seni di lei accarezzando quelle gambe sensuali con le sue possenti mani. Baciò, leccò e morse tutto ciò che poteva ma non si saziò.
La portò in camera gemente, pulsante, la adagiò e si spalmò su di lei. Il corpetto ormai non tratteneva più il seno, ma era nascosto tra le cosce di Amelia il dolce nettare di cui voleva cibarsi.
Lei, gemendo, lo nutrì, abbondantemente e lui, di lì a poco, la ringraziò una prima volta appagando la sua sete di sborra calda. Il rossetto di Amelia era ormai un ricordo sfumato sul cazzo turgido di lui e la passione di entrambi, non spenta, spinse la giovane streghetta a cavalcioni per godere ancora e ancora. Lo prese lentamente, ondeggiando, divertita al pensiero di cosa avessero risvegliato una dozzina di candele e una benda sugli occhi.
Le candele vacillarono, le fiamme proiettarono sagome distorte sulle pareti, e il resto si confuse in respiri, carezze e… Il campanello! Amelia si voltò istintivamente verso la porta, il cuore che batteva forte e i due capi del nastro viola che le pendevano ancora sui capelli. Rimase immobile per un istante, il respiro ancora affannato, il corpo caldo e la sua figa pulsante.
«Sul più bello…» mormorò, infastidita ma anche divertita ancora a cavallo del suo “bastone”. «Resta così», disse chinando il capo parlando al cazzo ancora duro che stava tornando alla luce scintillante dei suoi umori e, scavallando, mentre lui girava il viso verso la finestra a guardare la luna, Amelia scese dal letto togliendo la benda.
Ancora sorridente e un po’ arruffata, si avvicinò alla porta di casa.
«Chi è?» chiese, cercando di rimettersi in ordine.
Dall’altra parte, una voce allegra e familiare rispose: «Dolcetto o scherzetto?»
Amelia si bloccò. Quella voce la conosceva troppo bene.
Con un’espressione perplessa e un nodo allo stomaco, aprì la porta.
Davanti a lei, con il costume da diavolo che aveva scelto per la serata, c’era il suo ragazzo.
«Scusa il ritardo, amore. Ho fatto tardi a prendere il vino…ma wow, sei incredibile!» disse, senza notare il suo sguardo smarrito.
Amelia non rispose. Sentì solo il sangue pulsarle alle tempie. Poi, di colpo, corse in camera, dove il profumo delle candele e del sesso appena consumato aleggiava nell’aria. Il letto era vuoto ma alzando lo sguardo verso la finestra vide il mantello nero che svolazzava saltandovi dentro.
Rimase immobile per un secondo, poi si precipitò e si affacciò.
L’uomo correva già nel giardino, la maschera appena poggiata sul volto.
«Ehi!» gli gridò.
Lui si voltò appena, il sorriso che si intravedeva sotto la maschera.
«Grazie per il dolcetto», disse, prima di sparire nell’ombra.
Amelia restò a guardare nel vuoto per un lungo istante. Poi, con un mezzo sorriso amaro, sussurrò piano:
«…e a te dello scherzetto.»